«Cdm: missione compiuta! Imu prima casa e agricoltura 2013 cancellata. La parola Imu scomparirà dal vocabolario del futuro». Lo annuncia Angelino Alfano, su Twitter, al termine del Consiglio dei ministri, durato poco più di un’ora. Il vice primo ministro prosegue: «È una legge tax free. Per finanziare la cancellazione Imu non aumentano altre tasse: tagli alla spesa pubblica e altre scelte virtuose». Poco dopo l’operazione viene confermata dallo stesso primo ministro, Enrico Letta: tasse di settembre e dicembre di Imu eliminate, aiuti a cassintegrati ed esodati, aiuti a chi è più debole economicamente, ma anche ai precari e alle giovani coppie: «Crediamo di aver fatto un lavoro importante. Il governo ha fatto un grande passo avanti e dimostra coesione e gioco di squadra. In coscienza sostengo che abbiamo fatto il lavoro più equilibrato possibile in queste condizioni».
LA COPERTURA E IL SALDO DEI CREDITI – Nella bozza di decreto entrato in Consiglio dei ministri era contenuta l’eliminazione della prossima rata dell’Imu, quella dovuta per il 16 settembre: si registra inoltre l’impegno politico alla cancellazione della rata di dicembre, scritto nella relazione tecnica che accompagna il decreto. Parte delle copertura di questa riforma sarà conseguenza del gettito derivante, sotto forma di Iva, dal pagamento immediato di altri 10 miliardi di crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione (questo provvedimento porta a 30 i miliardi sbloccati da giugno: per il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, «vale 2 punti del Pil»). Altre parti saranno coperte dalla riduzione della spesa pubblica e dalla tassazione del mondo dei giochi.
LA SERVICE TAX E LA TARES – Il ministro per i Rapporti con il Parlamento e per il coordinamento dell’attività di Governo, Dario Franceschini, ha detto che l’Imu sulla prima casa è stata «superata con l’introduzione di una tassa finalmente davvero federale e affidata all’autonomia dei comuni». Nella conferenza stampa subito successiva Letta ha spiegato che «nasce la service tax» abbinata alla Tares, la tassa sui rifiuti e sui servizi, e che «dal 2014 non ci sarà più l’Imu come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. E avrà anche un nome: si chiamerà Taser l’imposta sui servizi comunali, sul «modello di tassazione "federale"» «ispirata ai principi del Federalismo Fiscale». Precisamente la Taser sostituisce la Tares e, sarà «riscossa dai Comuni» e costituita da due componenti, rifiuti e servizi indivisibili. La riforma la supererà dal primo gennaio. La rata di settembre sarà già coperta da questo decreto legge». Tutto questo «senza modificare il saldo dei conti pubblici, restando sotto al 3% del rapporto deficit/Pil e mantenendo gli impegni che ci siamo presi con Bruxelles». La decisione sarà formalizzata con la legge di stabilità.
NON REDDITO, MA SERVIZI – Questo anche perché «la prima casa non produce reddito, ma ha bisogno di servizi», ha proseguito Letta. Inoltre, «il superamento dell’Imu era strettamente necessario, era arrivata chiarissima indicazione da tutti i partiti politici, l’imposta nella sua applicazione aveva mostrato dei segni di iniquità». Spiegando le ragioni dellaservice tax, ha quindi precisato: «È come se si fosse in un condominio, per cui ci sono servizi comuni che devono essere pagati». Inoltre, verrà proposta «la deducibilità per le imprese» e per i locali funzionali all’attività di impresa e per i locali «legati al no profit».
IL VOTO – Si tratta, quindi, ha sottolineato ancora il premier, «di un’imposta federalista che fa scattare un meccanismo di responsabilità: "pago-vedo-voto". Se il mio sindaco usa bene il denaro, lo rivoto, se no cambio idea. I sindaci ora sono protagonisti con scelte legate a progressività e ed equità».
LA TASER, ANZI NO – La nuova tassa è stata inizialmente chiamata Taser, ma in serata sul sito del governo è comparsa solo con il nome di service tax: forse per l’ironia scatenata in rete dall’omonimia con la celebre pistola stordente. In ogni caso l’imposta avrà due componenti, come spiega una nota del Governo: la prima componente (Tari) sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre servizi urbani. Le aliquote, commisurate alla superficie, saranno parametrate dal Comune con ampia flessibilità ma comunque nel rispetto del principio comunitario "chi inquina paga" e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio. La seconda componente (Tasi) sarà a carico di chi occupa fabbricati. Il comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. Sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e i servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali). Il Comune avrà adeguati margini di manovra nell’ambito dei limiti fissati dalla legge statale. La capacità fiscale (cioè il gettito potenziale che i Comuni potrebbero ottenere dal pieno utilizzo delle facoltà di manovra fiscale sui loto tributi) sarà preservata, nel pieno rispetto del principio federalista dell’autonomia finanziaria di tutti i livelli di governo. L’autonomia nella fissazione delle aliquote sarà limitata verso l’alto per evitare di accrescere la capacità fiscale e quindi il carico sui contribuenti, applicando aliquote massime complessive.
MOROSI INCOLPEVOLI, GIOVANI E PRECARI – «Il terzo capitolo affrontato oggi è a sostegno di categorie disagiate dei cittadini, un provvedimento molto complesso che dà una risposta molto forte su mutui e affitti – ha aggiunto Letta – Parliamo di morosità incolpevole per perdita di lavoro, giovani coppie e lavoratori con contratti precari, più un intervento della Cassa depositi per incentivare l’edilizia sociale».
I MUTUI E I 2 MILIARDI ALLE BANCHE – Il piano prevede che alle banche vengano messi a disposizione oltre 2 miliardi di euro per l’erogazione di nuovi mutui sull’acquisto di una prima casa. Tra il 2006 e il 2011 il volume dei mutui ipotecari è stato di 55 miliardi di euro annui, mentre nel 2012 è sceso a 26 miliardi., principalmente a causa della debolezza delle prospettive occupazionali e di reddito dei richiedenti mutuo.
CASSINTEGRATI ED ESODATI – Franceschini aveva anche sottolineato che il decreto legge varato mercoledì pone al centro «i più deboli». È stata infatti «rifinanziata la cassa integrazione per evitare che migliaia di lavoratori restassero senza reddito e salvati dalla disperazione e dalla povertà oltre 6000 esodati da licenziamenti individuali».
LETTA: PRONTO MEZZO MILIARDO – Letta ha poi specificato l’intenzione di «arrivare a chiudere la vicenda degli esodati, i licenziati individuali ai quali oggi diamo una risposta strutturale»». Questi sono stati quantificati in 6500. Letta ha anche precisato la cifra stanziata per la cig: «L’abbiamo rifinanziata per mezzo miliardo di euro». Si tratta di «una prima risposta molto importante» per l’emergenza lavoro. Questa fase «sarà definita nei particolari nelle prossime ore, per la necessità di scrivere bene tutti i particolari, che prevale sul resto».
LA CIGL: CIFRA IRRISORIA – La cifra è stata però giudicata esigua dalla Cgil: «I fondi servono a coprire solo l’immediata emergenza. Sono primi atti, sia pur utili e importanti, che lasciano irrisolti i temi della cassa integrazione e degli esodati».
Fonte: Corriere.it