Aveva provato a riaddormentarsi il buon Damiano, dopo una notte quasi completamente insonne, ma invano. Erano le prime luci dell’alba ed una vecchia melodia gli frullava per la testa. Fu allora che sentì imperioso il desiderio di alzarsi e di rispolverare una cetra vecchia quanto lui, che non emetteva suono da almeno quattrocentocinquant’anni. L’ultima volta che l’aveva suonata era stato in occasione del Concilio di Trento, convocato per contrastare le posizioni luterane.
La ripulì alla meglio, l’accordò nel giro di un’ora, e, seduto ancora sul letto attaccò:
“E’ giunta mezzanotte, si spengono …”
“Siii, è giunta Damià, è giunta una nuova giunta, che si è aggiunta alle altre giunte sopraggiunte… ed è giunta proprio a mezzanotte, come i DPCM di Conte. Che grandezza di Dio! E Stavolta c’è pure il Vicesindaco che mancava da febbraio…”
“Cosimiiiii, ma tu pienz’ semp’ a na’ cosa? Ma ormai le giunte vanno e vengono come fossero… bruscolini! Te ne vuoi fare una ragione? Questa tra quindici giorni non servirà più a niente: ce ne sarà un’altra. E po’ io stavo suonando una canzone di Modugno”
“Si, sì e quella mò dice – si spengono i lampioni si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè … – E qua le luci non è che si spengono: non si sono più accese da almeno due anni. Ma Modugno l’avesse scritta proprio a Teano, sta canzone?”
“Ma no, no. Non dire sciocchezze. Piuttosto prendi il flauto di Pan ed accompagnami un po’.”
E riprese a strimpellare:
“…le strade son deserte, deserte e silenziose… un’ultima carroz…”
“Lo vedi, lo vedi che ho ragione io: questo l’ha scritta a Teano, sta’ canzone. Le strade sono deserte da anni e anni, deserte e silenziose, specie nel centro. Non c’è proprio vita, Damià. Altroché. Questo è un paese di morti che non si sono accorti di esserlo, e continuano a giocare alla Giunta, al Vicesindaco, a nascondino tra i Gruppi consiliari, a vegetare come piante di fichi d’india. Damià ma addò c’ha mannat’ o’ Patetern’?”
“Cosimì, dovunque ci abbia mandato, noi sappiamo solo che risponde ad un suo preciso disegno: e ci ha dato il compito di soffrire di queste cose e di levare qualche flebile voce di protesta, per difendere quelli che non hanno la possibilità di levarla, quella flebile voce. Ma comincio proprio a pensare che non si tratti di possibilità, ma di precisa volontà a non levarla. E allora che si tengano quel che gli è capitato, che l’abbiano voluto o no. Per redimersi, prima ancora del pentimento, occorre il coraggio. Ma, per quanto mi giri intorno, non ne vedo la minima ombra…. Attacca, Cosimì: – …la luna splende in cielo, dorme tutta la cittàaaa, soolo va un uomo in frac…”
Claudio Gliottone