Fa freddo alla Confidenza Castallo. I termosifoni sono accesi a palla, si suda, ma ho una sensazione strana, non riesco a prendere calore. Apro la porta. È l’8 dicembre. Prima c’era Antonino, un anziano più fortunato degli ospiti dell’ospizio, che in questo giorno offriva il pranzo ai vecchietti.
Antonino non c’è più, ma ci hanno pensato i suoi due nipoti: Antonino e Marco. Due giovani molto impegnati ma che hanno trovato il tempo di mettersi dietro i fornelli e dedicare un giorno per proseguire una tradizione piena di significato e spessore morale. E poi dicono i giovani……
Non ero mai stata in quella costruzione. La immaginavo decadente, fatiscente, come in quei film horror giapponesi. Invece è tenuta bene, pulita, ordinata, allegra. Curiosando qua e là vedo dei bellissimi passiflora costruiti col cartoncino, un albero di Natale ed un cartellone con il nome di tutti fatto da Suor Elvira, e per ogni nome, una frase in rima che descrive l’ospite.
Sono le 12, ad uno ad uno scendono gli ospiti. Ed io li seguo con lo sguardo, ma loro sembrano non far caso a tutti noi. Scendono e si accomodano nella sala da pranzo, come fanno da anni, ma che a breve dovranno lasciare.
Il primo è Erminio, di Cagliari, che racconta la sua storia. Trasferito da un ospizio all’altro. Sono anni che non vede i suoi figli. Ne ha quattro, tutti vivono al Nord. E lui non li vede mai. Li vedeva prima, ma era costretto a prendere il treno e salire su fino a Torino. Finchè l’età non glielo ha più permesso. Quanta rabbia nelle sue parole, quanta amarezza, quanta tristezza. “Mi chiamo Erminio, son piccino e un tantino fumantino” dice la sua vignetta.
Antonio parla con lui, chiacchiera, lo interroga. Io pietrificata ascolto quelle parole di sofferenza.
La stanza si riempie, gli ospiti, soltanto 12, si accomodano ed iniziano a mangiare. Le collaboratrici, gentili ed efficienti, sono aiutate nell’occasione da Giuliana, Marco, Antonino, Antonietta, Enza che però preferiscono parlare con ognuno di loro.
Scherzando una collaboratrice ci dice: “Vi prego, non ce li portate via, quelli già sono pochi”. Sembra sincera.
Quasi tutti conosciamo le origini della Confidenza Castallo, eretta dai fratelli Castallo oltre 100 anni fa come sussidio dei bisognosi.
C’è il grave rischio che la Confidenza Castallo chiuderà perché non ha fondi e smetterà di essere quello che è sempre stata: un ausilio per gli anziani abbandonati.
A nulla saranno valsi gli sforzi dei volontari per renderla adeguata alle norme sanitarie.
Non ci sono fondi. Nell’epoca dove tutto è in crisi, anche le case di cura per anziani rischiano la chiusura.
E che ne sarà di Erminio? Beh, verrà sbattuto in un nuovo ospizio, tanto … chi ci pensa a lui. Non è più un essere umano, è solo qualcosa che occupa spazio. Uno spazio divenuto scomodo, un luogo da chiudere per mancanza di fondi. Erminio è lì che non ha più speranza, si è chiuso a riccio perché non crede più nel prossimo. Non gli do torto.
Se in questo paese dove scendiamo in piazza solo per mangiare gratis iniziassimo a batterci per le cose a cui teniamo, Teano non rischierebbe di perdere l’Ospedale. Ha già perso la Pretura, i negozi chiudono. Perderà anche quel luogo sorto per aiutare i vecchietti in difficoltà economiche. Coloro che hanno già perso l’amore dei loro cari, ora perderanno anche un luogo in cui si erano abituati a vivere, in cui avevano creato un loro habitat. Verranno separati, divisi, spostati, come si sposta una borsa.
Esco in lacrime dalla Confidenza Castallo. I vecchietti hanno mangiato, hanno gradito la compagnia. Hanno voglia di parlare, di raccontarsi. Non hanno nessuno con cui farlo. Non avranno più i loro compagni di solitudine.
Esco, vado verso la macchina, ma prima non mi è sfuggito il sorriso soddisfatto di Marco e Antonino e ne hanno tutti i motivi. Per strada giovani che giocano, ragazzi in fila davanti al bar, famiglie per strada che si precipitano a casa dopo le ultime compere per trascorrere un giorno di festa , gente che mi saluta. Ma nella mia testa c’è solo la solitudine schiacciante di Erminio, lasciato solo ed abbandonato al suo destino. Mi sento impotente.
La Confidenza Castallo chiuderà. Ed io non posso far niente. Sono una goccia nel mare.
Mancano i fondi. Per gli altri è una struttura che porta numerose spese. Per me è stata un’esperienza così forte che mi ha scosso. Un’esperienza che pochi fanno. I giovani oggi preferiscono buttarsi nei bar invece che impiegare il loro tempo in modo utile. Meno male però che c’è l’ACR, che spesso va ed organizza canti e recite per portare un po’ di gioia a quei vecchietti. Meno male che ci sono tanti volontari che se ne inventano per movimentare un po’ le serate degli ospiti e per far loro compagnia.
Tralascio le accuse politiche, non mi importa chi la gestisce, chi la rovina, chi fa qualcosa, chi ha fatto qualcosa. Mi importa di Clelia, Antonietta, Giovanni, Erminio, Onesta, Giuseppina C., Maria R., Teresa, Annina, Maria C., Nicolina, Luisa.
Ma a Teano siamo 15.000 gocce. Abbastanza per smuovere le acque.
Maria Flora Grossi