Quando la notte nasconde la luce, Dio accende le stelle. ( Sapienza iranica ) è un racconto catartico di Dickens. Abiezione e redenzione, ombre e luci, smarrimento e folgorazione lo distinguono. Il taccagno Ebenezer Scrooge che ispirò Disney per il suo avarissimo Paperon de’ Paperoni si redime dopo aver toccato con mano le pene dell’inferno in una burrascosa notte della Vigilia di Natale. I rintocchi delle campane dell’alba di Natale segnano la sua rinascita a una vita generosa. Come per la "Notte sul Monte Calvo" di Musorgskij quando le campane che annunciano il mattino riportano gli spettri nelle tombe, gli spiriti cattivi in città e un impaurito Cërnobog (Belzebù) nei meandri del Monte Calvo.
E parlando di campane e di vigilie di Natale, chi ha ascoltato con maggiore attenzione il suono sinuoso delle campane del duomo la vigilia di Natale avrà avvertito qualche vibrazione diversa dovuta allo Spirito del Natale. Quello stesso Spirito che faceva vedere in termini incantevoli l’albero di Natale allestito dalle locali Giovani Marmotte in piazza Umberto. Era uno spettacolo assistere agli sforzi delle Marmotte per tenere in piedi un abete sghembo, scosso da un vento turbinoso e assalito da ragazzini intrepidi che intendevano sgraffignare impunemente gli arredi decorativi. Quello stesso prodigioso Lèmure che faceva produrre al Vescovo prediche congrue e scintillanti. Lo stesso "Fantasma del Natale" che, invisibile, aiutava don Michele a completare il suo elaborato presepe solo qualche ora prima della Messa solenne, dopo una casta cena a base di baccalà , capitone e struffoli consumata con formidabile appetito al fuoco crepitante del fumoso camino della vasta cucina. E spesso ospiti saltuari a fargli compagnia. Così veniva a mostrare una volta in più, specialmente nella magica notte di Natale, le sue naturali doti di affabilità, cortesia, gaiezza, sfoderando buona parte del repertorio delle sue mitiche freddure.
Era dunque un presepe leggendario denso di spunti , ricco di invenzioni meccaniche: mulini a vento col moto perpetuo delle pale, la sorgente che lasciava fluire acqua argentea in un lago di cristallo e cigni , luci lontane che illuminavano in giochi chiaroscurali paesaggi fantastici. E lontano i Magi sapienti alla rincorsa affannosa della chioma d’oro di una stella volubile e misteriosa. Avanzavano con passo siderale, ciascuno con un segreto e un’andatura .E poi osterie, pescherie, locande, botteghe, prati verdi punteggiati da improbabili pecore e squinternato pollame. E ancora , nello sfondo di un cielo indaco, solcato da stelle danzanti, si configuravano inaccessibili, nevose montagne con celestiali paesini avvinghiati a vertiginosi costoni rocciosi Quello stesso Spirito natalizio che dava maggior smalto a una mistica, sofisticata luna che inondava di raggi argentei i tetti , le case, le piazze, le stradine, gli slarghi, gli angiporti di un’eroica Teano che ancora curava le aspre ferite di una guerra barbaramente assurda che aveva martirizzato la nostra gente e trasformato in tumuli di informi macerie le evidenze architettoniche e le chiese più belle . Sopportava i disagi del dopoguerra plasmando la rinascita. Oltre gli orizzonti di un conformistico perbenismo. Lo stesso Spirito che rendeva più accoglienti monumentali camini, baluginanti di fiamme, dove ci si riuniva con gli ospiti a narrare racconti di Natale, cantare nenie e filastrocche quasi dimenticate, giocare a tombola e a briscola, sorbendo frizzante vino domestico. E a volte scendeva la neve, proprio a Natale, a smaltare in un surreale scenario la nostra splendida,leggendaria Città.
Ci sarebbe ancora molto da raccontare, ma preferisco augurare a tutti Voi un sereno Natale ancora una volta con sentimento, all’insegna della gioia e della Luce. Quella Luce divina che non può essere mai smentita, che abita nel cuore di tutti senza distinzioni di razza, colore, nazionalità. Un Cantico di Natale eternamente giovane!
Di nuovo Buon Natale,
affettuosamente Giulio.