Può capitare che a volte, di fonte ad accadimenti che sconvolgono l’intera umanità, ci si senta smarriti, sorpresi, delusi, direi incazzati; questo perché non si riescono a comprendere con la logica umana, nella sua infinita limitatezza, i motivi che li generano.
Prima di addentrarci in una selva infinita di osservazioni, dalla quale dubito di poter uscire, bisogna chiarire due cose: la prima riguarda la essenza stessa della “evoluzione”. La seconda, una volta chiarito cosa essa sia, riguarda tutti gli atti ch’essa produce o vorrebbe produrre, e tutte le infinite sfumature delle motivazioni che ad essa si frappongono per favorirne od ostacolarne il realizzarsi.
Ricorro alla Enciclopedia Treccani la quale, dopo un lungo, ma interessante sproloquio sulla evoluzione dell’Uomo, passa ad esaminare dettagliatamente la “teoria dell’evoluzionismo” da Linneo a De Lamark, passando per Darwin e Wallace; solo dopo molto cercare trovo risposta esauriente alla prima domanda.
Cosà è, cosa bisogna intendere per “evoluzione”?
Risposta: “Ogni processo di trasformazione, graduale e continuo, per cui una data realtà passa da uno stato all’altro, quest’ultimo inteso generalmente come più perfezionato”.
Una definizione perfetta, che mi scioglie ogni dubbio: una trasformazione graduale e continua che genera, nella realtà che la riguarda, un “salto di qualità” inteso generalmente come più perfezionato. E qui casca l’asino.
Perché il cambiamento riguarda solo il “perfezionamento” di uno “status quo ante”: non è minimamente condizionato dal fatto che questo appartenga al bene o al male.
In una parola si può evolvere, cioè migliorare, nel bene, ma parimente nel male.
Ed in questo si riafferma tutta la grandezza dell’essere umano e la sua prerogativa di “evolvere”, nel bene e nel male.
Un milione e ottocento anni fa compare l’Homo erectus, in grado di camminare su due zampe, che duecentomila anni fa diventa homo sapiens e quindicimila anni fa diventa homo sapiens sapiens.
Anno più anno meno, quasi due milioni di anni di “evoluzione”, cioè di un continuo perfezionamento del suo stato antecedente.
Una evoluzione lenta e continua che ha migliorato il suo modo di vivere, ed è passato dal fuoco acceso per sfregamento di legnetti al forno a microonde, dalle canoe ai transatlantici, dal carro trainato da buoi agli arei a reazione, dal tam-tam ai telefonini e via dicendo.
Nessun altro essere vivente è stato capace di ciò.
Ma allora perché, mi chiedo, non si è parimente evoluta la sua capacità di abiurare, rifiutare, abolire o anche solo diminuire la sua protervia, l’odio, la prepotenza, la malvagità, la crudeltà, l’aggressività, il fanatismo, specie verso i suoi simili?
Alla clava ha sostituito il coltello, la pistola, il mitra, la bomba atomica, ma continua ad uccidere le donne, gli altri uomini ed ora, in massa, anche i bambini, la sua continuazione di specie.
Il suo cervello si è evoluto solo nel creare mezzi più idonei per vivere meglio, ed anche per uccidere meglio, ma la sua mente quando arriverà a quel “perfezionamento totale” che da solo potrebbe indurlo a vivere meglio, insieme a tutti i suoi simili, rispettando anche quelli a lui non simili e la natura tutta?
Perché questo non è accaduto nonostante avesse generato al suo interno uomini come Socrate, Cristo, Kant, Ghandi, Luther King, Maria Teresa di Calcutta e tanti altri?
E’ egoismo allo stato puro: io devo vivere meglio a discapito di tutti quelli che mi ostacolano, è il “leit motiv” che ha accompagnato fino ad oggi e accompagnerà per sempre questo strano animale, l’unico capace di evolversi.
Ma soprattutto per poter fare meglio del male.
Claudio Gliottone