Allora vediamo un po’. Domenica 25 maggio siamo chiamati a votare per rinnovare il Parlamento Europeo. Per chi votare? Ma soprattutto: andare a votare?
Andiamo con ordine:
Intanto si fronteggiano due schieramenti, da una parte quelli che dicono che dobbiamo andare in Europa per cambiare le cose, perché così non andiamo bene, perché la Merkel , Sarkozy, Hollande, Schulz, Delors e Barroso non hanno trattato bene i nostri rappresentanti succedutisi nell’arco di alcuni mesi, cioè i vari Berlusconi, Monti, Letta e ultimamente Renzi e poi perché dobbiamo sbattere i pugni sul tavolo. Dall’altra parte quelli che invece dicono che dobbiamo uscire dall’Europa, che ci soffoca, che ci ha impoveriti, che non ci aiuta a spingere in mare i profughi che sbarcano sulle nostre coste.
Tra quelli che ne vogliono uscire, c’è chi lo vuole fare attraverso un referendum e chi invece immagina di creare un esercito di cittadini in divisa civile che in massa si recano a Bruxelles e con modi garbati invitano i parlamentari europei ad accomodarsi fuori perché hanno tradito le aspettative di quanto speravano in una europa forte, compatta e politicamente unita.
Tra quelli che vogliono restarci in Europa, c’è chi sostiene il valore della moneta unica al di sopra di ogni altra considerazione di tipo politico e chi invece invoca l’Europa dei popoli. Anche noi abbiamo sentito questa cosa dell’Europa dei popoli ma, da quando è comparso il primo embrione di unità europea, dei popoli nessuno ne ha più parlato. Abbiamo si sentito dell’unione del carbone e dell’acciaio, unione delle Banche, unione monetaria, il bilancio europeo, ma dei popoli neanche l’ombra. Ma forse ne avranno parlato e noi ci siamo distratti proprio in quell’attimo.
Invece noi vorremmo che si facesse questa Europa dei popoli, il problema vero è che, a sentire i vari capi partito o di movimento, qui nessuno di loro sarebbe presentabile. Vi immaginate voi fare un’Europa dei popoli e poi mandiamo a rappresentarci un assassino, un pregiudicato, un dittatore, un fannullone, un venditore ambulante? Tanto per usare gli appellativi più cortesi che riescono a scambiarsi in queste ore.
Non trascuriamo un altro importante aspetto. Ognuno attribuisce a questa votazione un significato diverso, chi dice che è un voto con forti riflessi sulla politica nazionale e chi invece invita a concentrarsi solo sul significato delle prossime europee, senza preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere dopo a livello nazionale.
Noi qualche indicazione l’abbiamo data, voi dovete solo andare a votare, tanto i suggerimenti li avete avuti, la matita e la scheda la mette lo Stato, gli scrutatori (sorteggiati) comunque li paghiamo lo stesso, che vi costa fare una croce su quel simbolo, si proprio quello, e tornare a casa soddisfatti, convinti che, comunque avrete votato, avrete garantito un futuro europea al nostro Dudù.
A capa mia nunn’è bona!