Qualcuno mi dice che le difficoltà erano ampiamente prevedibili, che è normale, che sarà così ancora per un bel po’. Alcuni mi sussurrano soddisfatti che il clima è completamente mutato, che il vento ha effettivamente cambiato direzione. In contrapposizione molti non apprezzano i risultati di questi mesi di amministrazione, mostrano insofferenza e lamentano la propria insoddisfazione. Effettivamente sembra che tutti abbiano la propria parte di ragione, che ognuno possa concretamente dimostrare la propria tesi.
Oggi le difficoltà sono ancora tante, le disavventure quotidiane prevalgono sulle necessità di programmazione; io sono stato risucchiato in un vortice di problemi minuti, sono stato rapito dalle ansie e dalle lamentele.
Dopo quasi un anno non mi ritengo soddisfatto, non penso di aver fatto tutto quello che si poteva. In particolare mi rimprovero di essermi fatto stordire da dosi eccessive di realismo, di aver accantonato involontariamente alcune ambizioni, di essermi assuefatto ai limiti evidenti della nostra macchina amministrativa, di essermi fatto parzialmente irretire da un sistema e da mentalità ancora forti e radicate. Non ho raggiunto alcuni traguardi che avevamo fissato, ho sbagliato a non imporre un ritmo amministrativo più serrato, non ho avuto le energie necessarie a scardinare resistenze o a completare tutte le iniziative intraprese.
Mi auguro di aver imparato dagli errori commessi, di aver acquisito una parte dell’esperienza che ancora mi manca.
Certo è che non bisogna alimentare involontariamente una pericolosa nostalgia per ciò che è stato spazzato via e contribuire a costruire alibi a posteriori per una classe politica che sembra già pronta a ripartire, non commettendo gli errori tattici delle scorse amministrative.
Questo non riuscirei a digerirlo. Sarebbe troppo.
Nicola Di Benedetto