In India vi è l’usanza di immergersi nel fiume Gange per purificarsi dai propri peccati alla ricerca del candore perduto. Se volessimo trasferire questa usanza nel nostro vissuto vedremmo frotte di politici o pseudo tali accorrere sulle rive del Savone per aspergere il capo di acqua gelida nell’attesa di un miracolo che non si può avverare. Tuttavia vuoi per evitare un brutto raffreddore, o per comodità molti competitors o aspiranti tali ricorrono alle pagine dei giornali per lavare facce e coscienze somministrando la solita sfilza di bugie come se nulla fosse. E allora senti, o meglio riascolti, come in un disco rotto sempre la stessa canzone: vogliamo il bene al paese, ci vuole gente competente e con esperienza (chi stabilisce la competenza o l’esperienza? Magari persone incompetenti?), gente nuova (che poi nuova non è) e così via. I più arditi, invece, al motto (sebbene non sia nel proprio dna) de “me ne frego” auspicano addirittura a dimenticare il recente passato… a proiettarsi al futuro. E qui casca l’asino: si può guardare al futuro senza trarre insegnamento dagli errori del passato? Il tutto come se questa città, e con ella i cittadini, non avessero memoria. Tutti pensano di essere la soluzione o di avere le risposte alle domande – che poi sono sempre le stesseda anni, ma nessuno prende in considerazione che molte di queste siano sbagliate come altrettanto sbagliate e irrealizzabili sono le soluzioni proposte. In realtà non si ha il coraggio di guardare oltre la punta del proprio naso, uscendo da quegli schemi che hanno generato lo stesso tracollo di cui tutti ci lamentiamo. La condizione in cui versa la città imporrebbe, appunto, una seria riflessione su metodo di scelta dei candidati atteso il punto di non ritorno in cui versa. Teano, infatti, non può permettersi di avere nuovi dilettanti allo sbaraglio, persone che ritengano di saper “fare” in maniera autoreferenziale e che non conoscano appieno i problemi di questa. La coscienza ed il generale principio del neminem ledere, innanzitutto, imporrebbe l’astensione di chi ha contribuito a creare l’emorragia che stiamo vivendo. Ciò detto cerchiamo di uscire da un equivoco di comodo per qualcuno: le attuali condizioni di Teano non sono frutto della mala gestio degli ultimi venti anni, ma è la sintesi peggiore di come siamo stati amministrati negli ultimi tre. Le condizioni viarie, il rapporto con le realtà periferiche e le frazioni, la mancata realizzazione di progetti quale la rete fognaria (finanziata e non realizzata?), la mancata approvazione del puc, la dipartita tragicomica del Giudice di Pace, la gestione improvvida delle risorse sociali, la mancata partecipazione alla riscossione di finanziamenti che avrebbero rimpinguato a pioggia le casse dell’Ente, il mancato avvio della selezione del nuovo personale sono il punto focale di quanto appena detto e esempio di problemi più grandi. La pandemia per gli Enti come il nostro, dopo tanti anni, è stata la possibilità di fare ciò che prima non si poteva se si considerano le risorse messe a disposizione. Come si può dire di non dovere guardare al passato se il Comune di qui a breve, per responsabilità precise, individuali ed individuabili, non avrà il personale dipendente per potere assicurare alla cittadinanza i servizi dignitosi che merita? Tre anni sono stati sufficienti per portare a compimento il nulla nella sua eccezione cosmica. Se questo era l’intento allora bravi! L’impero D’Andrea (così definito da alcuni suoi stessi sodali) quello del “tempo lo trovi” e del “mo ghe pensi mi” è imploso per il suicidio dell’ex primo cittadino quando questi si è reso conto che il castello di carta prospettato alla Città era irrealizzabile e la barca, con i suoi timonieri,si stava arenando in fondali paludosi. Il futuro cosa dice e cosa prospetta? Evitiamo le facili ipocrisie a cui ci porterà la ventura campagna elettorale e chiamiamo le cose con il proprio nome, preferendo verità e lungimiranza ad alleanze di comodo propedeutiche soltanto alla vittoria elettorale. Che senso ha vincere le elezioni se poi non si è in grado di amministrare? Prendiamo ciò che c’è ancora di buono e genuino nella nostra città. Ancora non siamo paghi degli errori passati? I tempi richiedono un impegno non equivoco, la sinergia di chi vuole realmente sporcarsi le mani e lavorare con serietà ed abnegazione nell’esclusivo interesse collettivo. Il tempo degli esperimenti è finito… di qui in avanti occorre solo ricostruire chiedendo a chi può farlo di non dire più bugie, accogliendo in maniera corale il contributo di tutti, ciascuno per quanto può e deve, senza pregiudizi e come direbbe il Nostro Direttore “misurandosi la palla”! ἄνθρωποvζητέω, ovvero “cerco l’uomo” … che la ricerca abbia inizio evitando di fare ulteriori insalate! Lo dobbiamo a noi stessi ed ai nostri figli.
Carlo Cosma Barra