Si parla già di attentato, di cospirazione.
E’ semplicemente, sicuramente, principalmente una grandissima tragedia quella che vede coinvolti per ora 70 morti, 4.000 feriti e 100 dispersi, un numero altissimo che continua a salire, composto per almeno il 98% (ma forse anche di più) da persone innocenti che si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un attimo… 20 secondi?
All’inizio si è parlato di un deposito di fuochi, ma i fuochi, anche se portati ad esplodere, non producono quel fungo rosso. Quello è prodotto da polveri. Ed infatti, le maggiori testate giornalistiche parlano di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio nel porto di Beirut, tanti, troppi in un deposito così vicino al centro cittadino, ma non conosciamo le norme libanesi che disciplinano la pirotecnia. Si distinguono però chiaramente, nella parte iniziale, i “luccichii” le caratterizzano le batterie di tubi monocolpo, forse anche qualche cometa crackling. Il materiale (altamento esplosivo usato per fabbricare bombe e fertilizzanti) si trovava lì da circa sei anni perché confiscato. Sei anni, 72 mesi. Un ritardo nella burocrazia insomma, una palla passata di mano in mano, fino a ieri.
Il ministro della Salute libanese Hamad Hasan ha consigliato a chiunque si trovi in questo momento a Beirut di lasciare quanto prima la città a causa della presenza di una nube tossica.
E stamattina, sui social, gli esperti hanno smesso i panni di virologi per vestirsi da esperti di esplosivi. Prima di tornare alle vostre congetture e ai vostri commenti, invitiamo semplicemente a riflettere: Su Instagram è stata creata una pagina chiamata Locating Victims Beirut, dove vengono pubblicate fotografie e informazioni sui dispersi. Molte famiglie hanno lasciato le proprie case danneggiate dalle esplosioni per trasferirsi da parenti e amici. Gli ospedali sono pieni, quindi molti tentano di curare da soli le ferite riportate, e ci sono timori per la diffusione del Coronavirus a causa dei sovraffollamenti. E voi carini a casa sui social a dire per forza la vostra. Tra una fake news e un commento strappalacrime, ogni tanto, fate pure una preghiera. Magari a San Giorgio, che in Libano ha sconfitto mille volte i suoi draghi.
Ci troviamo davanti all’ennesima tragedia per la lentezza e la non curanza dei potenti.
Pray for Lebanon, pray for Beirut
Maria Flora Grossi