Sullo sfondo del presbiterio della Cattedrale di Teano è appiccicato,
a mo’ di francobollo commemorativo uno splendido ( ed è dir poco)
crocifisso su tavola lignea sagomata.Infelicemente non se ne ha
notizia nelle visite pastorale e in altre fonti, doveva probabimente
trovarsi in una delle undici cappelle laterali. Il suo rinvenimento,
tra i materiali di sgombero, sgombrati dagli operai, lo si deve alla
preziosa consulenza che il Canonico De Monaco diede con la sua solita
generosità durante la ricostruzione.il fiuto di Roberto Pane e
l’attenzione di Mons. Sperandeo fecero sottoporre il Crocifisso
all’attento esame di esperti. Accuratamente restaurato fu sospeso al
centro del secondo arco che gli faceva da cornice fino a che non si
ebbe la cervellotica idea di crocifiggerlo una seconda volta alla
parete. Criterio sciagurato e improvvido per un oceano di ragioni che
per motivi di ovvietà non elencherò. Robeto Causa che ne diresse il
restauro ne attribuisce l’esecuzione a Roberto Oderisi, artista
napoletano della seconda metà del ‘300 che si impose per le sue fini
qualità, legandosi alle grandi figure artistiche del tempo: Pietro
Cavallini, Simone Martini, Giotto.La tesi di Causa era suffragata
dalla stessa opinione di Roberto Longhi, studioso capace e avveduto.
Bologna in un primo tempo concorde cpn le deduzioni dedi due studiosi,
fa il passo del gambero e, per egolatria o chissacché partorisce un
altro autore diverso,: Il cosiddetto maestro DI Giovanni da Barrile (
un tal Antonio Cavarretto, forse) -1330-31)- Al critico fecero seguito
gli inevitabili epigoni, ma col passaparola la cosa fu ancora di più
semplificata e amen.
Forse di qui a qualche anno un critico illuminato scoprirà che la
tavola fu dipinta da un lontano progenitore di Cioccolantonio De
Simone o di Pinuccio Lacedera ( rigorosamente con la D come mi
illustrò il defunto Padre cui mi legava una simpatica amicizia.)
Quello che importa invece al di là delle attribuzioni o della
riprovevole ricrocifissione su una parete cadavericamente anodina,
saturnina è la bellezza divina del Crocifisso che l’Autore del dipinto
ha interpretato con fine eleganza espressiva e sublime intelletto di
Amore.
Giulio De Monaco