Bisogna dargliene atto. Non tutti sarebbero capaci di trasformare ogni cosa in stupida quanto inconcludente autocelebrazione. Non tutti saprebbero approfittare anche di cose tristi come una epidemia mondiale per mettersi in mostra ad ogni occasione, che c’entri o meno con l’argomento, e millantare crediti e capacità tutte ancora da dimostrare. Bisogna dargliene atto. Non tutti saprebbero camuffare cose essenzialmente negative in cose positive e mostrarle alla attenzione della gente come risultati unici, che nessuno sarebbe mai stato in grado di ottenere. Bisogna dargliene atto, ma bisogna sempre osservare la massima attenzione, per evitare abbagli sempre più frequenti e pericolosi. Solo Re Mida aveva il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava: ma il dubbio che la cosa tornasse a vantaggio dei suoi sudditi o solo di lui medesimo è rimasto nel mito. Non è possibile infatti discernere se al “popolo” interessi più avere l’acqua in casa per tutto il giorno e per tutti i giorni, e i mesi, e gli anni:
– o le luci pubbliche funzionanti con le stesse citate modalità;
– o non fracassare le ruote delle automobili, motocicli e biciclette, o le proprie stesse estremità nelle grandi buche presenti su tutte le strade del territorio;
– o essere costretto ad organizzarsi per raccogliere da sé l’immondizia che regna sovrana al centro del paese ed in ogni frazione e per le vie che le congiungono.
O gli interessi piuttosto assistere a parate televisive su cose che lo riguardano relativamente, che andavano fatte, e per bene, molto tempo prima; cose comunque raffazzonate ed ottenute non con la capacità organizzativa, non con la pretesa del rispetto di un proprio diritto, non con la gestione amministrativa e politica, ma, ci sembra di comprendere, con la blandizia di riconoscimenti ufficiali il più delle volte per meriti campati in aria. E’ difficile discernerlo, caro Direttore, perchè tu hai saputo mettere il “dito nella piaga” e, sebbene quello del medico non sia il tuo mestiere ufficiale (perchè fare “il medico” ho sempre ritenuto che fosse un semplice mestiere alla stregua di tutti gli altri, senza discendenza etimologica, professionale o lessicale dai testicoli di Abramo, come recita un noto adagio) hai fatto una diagnosi esatta; “ci hai indovinato”, come direbbero i pazienti ai quali hai fatto passare la bronchite o la colica renale, azzerando d’un solo tratto tutta la discendenza di cui sopra. Sì perchè è evidente che i nostri concittadini, ed in primis gli amministratori che lo attorniano, sono palesemente affetti da “sindrome di Stoccolma”. Ripeto, solo per chiarezza, in cosa consista questa sindrome: si tratta di un particolare legame, paradossalmente affettivo, che lega la vittima di un sequestro ai propri rapitori, manifestatasi per la prima volta a Stoccolma, nel 1973, quando due rapitori entrarono in una banca e tennero in ostaggio quattro impiegati per 5 giorni. Tra i quattro si stabilì un affetto reciproco e addirittura di difesa comune dalle forze di polizia; accadde anche che, conclusasi la vicenda con l’arresto dei rapitori, una della rapite divorziò dal marito per sposarsi con uno di loro. La sindrome non è specifica dei rapimenti, ma è la estremizzazione del rapporto affettivo e di complicità che sovente si instaura tra la vittima ed il suo aguzzino anche in altri casi di violenza. La Scienza medica, perchè alla fine bisogna pur dire che il mestiere di medico deriva dalla conoscenza di una scienza, non ascrive questo inusuale rapporto tra le condizioni psichiatriche. Bisogna allora dire che esso nasce più facilmente nei casi di rapimento, e solo perchè i sequestri hanno di solito un tempo più prolungato, durante il quale la frequentazione tra i soggetti fa nascere confidenza e conoscenza. A generarlo resta di solito la sensazione, avvertita dalla vittima, che il suo aguzzino è meno cattivo di quanto appaia: in effetti che in una condizione nella quale potrebbe disporre a suo piacimento di essa, lo fa non oltre certi limiti. In effetti potrebbe essere più cattivo di quanto non sia: e questo muove quasi a compassione la sua vittima, che lo premia per quel poco di male che ha dimostrato di non farle in più. Ad esempio, gli amministratori trattati a “poissons dans le visage” (è storia ben nota) sono contenti ed amano colui che potrebbe trattarli anche peggio ma non lo fa. Felici loro! Ed i cittadini che non hanno dieci servizi garantiti sono contenti perchè potrebbero non averne venti ed amano anch’essi chi si limita a non garantirne solo dieci; e si organizzano a sopperire alle mancanze, non disdegnando di osannarlo ad ogni piè sospinto. Felici anche loro! Il World Mayor è un premio che la Associazione inglese City Mayors Foundation attribuisce ogni due anni al “Miglior Sindaco del Mondo”: l’assegnazione avviene nell’anno successivo a quello di riferimento, per cui quello relativo al 2020 sarà assegnato nel mese prossimo venturo. Tra le dodici finaliste risulta Antonella Argenti, prima cittadina di Villa del Conte, un paesino di 5000 abitanti in provincia di Padova. Nel 2018 il premio è stato assegnato ad una italiana, la Sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli. Recita tra l’altro la motivazione: “Da quando è stata eletta, nel 2013 Valeria Mancinelli ha ringiovanito la città di Ancona…il cui motore economico, il porto, si era bloccato e le piccole e medie imprese ne soffrivano le conseguenze. Durante la campagna elettorale la Mancinelli non ha fatto promesse esagerate, ma si è impegnata per un recupero economico a piccoli passi.. Durante il primo trimestre della sua amministrazione le strade furono riasfaltate, i parchi e gli spazi verdi ripuliti, e le numerose attrazioni turistiche della città, incluse le famose spiagge, hanno di nuovo conquistato le più accreditate recensioni…La sindaca Mancinelli è un politico pacato, che parla in maniera chiara e che descrive la sua visione in termini semplici, una sindaca che non gonfia i risultati della sua amministrazione e nemmeno nasconde le difficoltà quando si presentano”. Aggiungerei io che “neppure distribuisce cittadinanze onorarie o benemerite a destra e manca”. La domanda sorge spontanea, e sarebbe gradita una risposta sincera: “pensate che un giorno anche il Sindaco di Teano possa essere premiato dalla City Mayors Foundation come Il Miglior Sindaco del Mondo”. Sono pregati di astenersi dal rispondere gli affetti dalla sindrome di Stoccolma.
Claudio Gliottone