Alla persona intelligente bastano pochi elementi o poche parole, tanto per comprendere quanto per esprimersi. Certo che tali siano i lettori di questo giornale non tirerò somme, ma esporrò fatti.
La recentissima chiamata alle urne si è conclusa, more solito, con la vittoria di tutti e con l’assenza di alcun cambiamento significativo o foriero di interessanti prospettive future.
Mi sono spesso chiesto, nell’ingenuo tentativo di indagare, nei ristretti limiti del possibile, il pensiero umano, se Sandro Pertini, perseguitato e condannato, prima ad otto mesi di reclusione e poi al confino, dal regime fascista, abbia mai pensato, “al tacito morir d’un giorno inerte” e deponendo gli attrezzi da muratore che gli consentivano di vivere a Nizza, dove si era rifugiato, che un giorno sia pur lontano sarebbe stato eletto Presidente della Repubblica Italiana, che allora manco esisteva. Oppure, percorrendo una strada all’inverso, se Churchill, vincitore di gran merito della seconda guerra mondiale, mentre discuteva a Yalta con Stalin e Roosevelt del futuro assetto politico dell’Europa e del mondo intero, abbia mai pensato che alle prime elezioni inglesi alla fine del conflitto, avrebbe potuto così clamorosamente perdere.
Nulla, nell’un caso come nell’altro, avrebbe fatto presagire come sarebbero andate le cose, e tanto basta a ridimensionare la baldanza, di segno contrario, tanto di Salvini quanto di Di Maio.
Il referendum ha segnato il trionfo dell’antipolitica e del populismo inintelligente, prospettando una pericolosa deriva antidemocratica con il rinforzo della plutocrazia e dell’oligarchia, con il vero potere concentrato nelle mani dei segretari di partito. Ma di questo abbiamo già parlato. C’è inoltre l’aspetto strano che questa riforma si attuerà con la prossima legislazione, ed i nostri attuali 945 deputati continueranno ad essere tali ed avranno in più la possibilità di eleggere il Presidente della Repubblica che noi ci sorbiremo per sette anni, laddove correttezza politica vorrebbe che i 345 deputati in più, che da qui a due anni numericamente non ci saranno , a qualunque partito appartengano, non si impegnassero in una scelta tanto importante e duratura, che, proprio in virtù del nuovo assetto costituzionale e non di rappresentanza, sarebbe opportuno demandare al futuro Parlamento dal numero ridotto. Ma questo solo per correttezza democratica… Ma esiste?
Certo che il dubbio sorge, specie pensando alla repubblica teorizzata da grandi pensatori, come Platone ed Aristotele, quando, teorizzando il Parlamento come organo rappresentativo delle indicazioni politiche di tutto il popolo, ed esaminando la disparità di quindici regioni su venti, dico esattamente il triplo, governate da partiti in opposizione a quelli del governo centrale, ci si accorge che qualcosa non quadra nella ortodossia della rappresentatività di tutto quel popolo.
Gli è che ogni legge, ogni regolamento, ogni disposizione che la mente umana possa solo pensare, contiene in sé il germoglio della manovrabilità ad uso e consumo non dei più forti, ma dei più furbi, dei più intraprendenti, dei meno adusi al rispetto di quelle norme che sanno invocare solo se qualcosa va stretto a loro, e così le minoranze governano le maggioranze, e i delegittimati dal voto popolare chiaramente cambiato, trovano reciproco sostegno per continuare su una strada che di democratico ha veramente poco per non dire nulla.
Potrebbe essere un deterrente per lo stra-crescente numero di migranti, che attualmente non fuggono da nessuna guerra o carestia, come pure ci han fatto credere, se si accorgeranno che potrebbero, in tema di libertà e democrazia, “scartare fruscio e prendere primiera”!
Basta! Vado a prendermi un caffè con i 90 centesimi che comincerò a risparmiare da quando si insedierà il nuovo Parlamento a numero ridotto; me lo anticipo… non si può mai sapere!
Claudio Gliottone