Premetto necessariamente, onde evitare facili e gratuiti equivoci, che non sono un guerrafondaio, ma ho del pari dei dubbi sulla umana, e sottolineo umana, capacità e giustezza di “porgere l’altra guancia”. La storia, e forse la vita, del nostro pianeta è in fondo basata sulla sopraffazione di ogni genere sui suoi simili o su altri generi; il lupo uccide l’agnello per nutrirsi, il leone lo fa con la gazzella, il gabbiano lo fa con i pesci, il pesce più grande mangia il più piccolo. Così le piante, gli alberi, il sottobosco si espandono a spese di altre forme vegetali meno invadenti e sottraggono territorio anche ad altri generi. La vita, per esistere e rinnovarsi, lo fa sempre a spese di altra vita. Vale pure per il genere umano, verso gli altri generi o all’interno del suo stesso. La favoletta di Caino e Abele non è la descrizione di un punto di partenza, ma soltanto la sintesi chiara ed efficace della “natura” che governa tutto il nostro mondo, partorita da qualcuno che aveva ben ragionato per lucida induzione. La pace, ahi noi, e rendiamocene realisticamente conto, non esisterà mai. E’ soltanto una nostra legittima e lodevole aspirazione: ma nient’altro che una aspirazione.
E’ giusto che questa esista, che ci animi, che ci sproni comunque a tentare di raggiungerla; è giusto perché, per dominare i nostri istinti, noi umani, a differenza degli animali e dei vegetali, possediamo la rara capacità di ragionare e di nutrire sentimenti, ma questi ultimi hanno una poliedricità infinita, tale da spingere, proprio per la loro diversità, costantemente gli uomini l’un contro l’altro. Dobbiamo conoscerla, desiderarla e perseguirla, la pace, come in fondo abbiamo fatto proprio dai tempi di Caino e Abele; non l’abbiamo mai raggiunta, anche se qualche volta ci è stata surrettiziamente “imposta”. Ma quelle di questo tipo non servono a granché, perché la pace, come la libertà, per essere tale non deve essere accompagnata da nessun aggettivo qualificativo: esse hanno insite nel loro nome tutte le qualità di cui hanno bisogno. La stabilità politica raggiunta nello storicamente più inquieto continente al mondo con la creazione dell’Europa Unita ci aveva fatto ben sperare per oltre settant’anni. Ora la delusione è grandissima e costituisce una ennesima riprova di quanto sopra affermato.
Le personalità d’ogni nazione e religione fanno bene a non demordere dal continuare a prefiggersela; ma non riuscirono a fermare le “inutili stragi” né Benedetto XV nel 1915, né Pio Xll nel 1939 e dubito fortemente che possa riuscirci Francesco nel 2022!
Noi continuiamo a sperare.
Claudio Gliottone