Ancora un atto della infinita pantomima comunale, iniziata nel giugno del 2018, si è svolta nella sala del Consiglio Comunale di Teano il 30 dicembre u.s. Alla confusione regnante tra i vari gruppi si è aggiunta, tra le altre sceneggiate proposte o riproposte ormai “a spron battuto” con cadenza a dir poco settimanale, una altra confusione tra gli aderenti agli stessi gruppi: ne sia esempio il diverbio tra il capo dell’ultimo gruppo, nato non più di una settimana fa, l’ex-vicesindaco Pinelli, ed un suo accolito, già capogruppo di un primario gruppo ed ora vicesindaco a tutti gli effetti “militari e civili”, come si suole dire, Franco Magellano. Quest’ultimo, in opposizione al suo capogruppo Pinelli, ha fatto ritirare la trattazione di due argomenti precedentemente sottoposti al Sindaco da parte del gruppo del quale, assieme al Pinelli, fa parte!
Il gruppo facente capo a Palmiero si è ricompattato dopo il diniego del De Fusco alle blandizie vicesindacali del Sindaco; la ex presidente del Consiglio, Maria Paola D’Andrea, assente all’ultima sessione ed in lite con la vice presidente Sabrina De Monaco, ha aderito al gruppo di Pinelli; la Pentella, eletta all’opposizione nella lista Corbisiero, è ormai pianta stabile nella maggioranza, forse per una perdita di “identità” che pure risuonava nel logo della predetta lista “Identità e Sviluppo”. Le auguriamo che rimanga lo “sviluppo”! Almeno per lei!
A questo punto, per “giunta di rotolo” non poteva non giungere una nuova giunta che si è “de facto” aggiunta alla infinita liste di giunte ininterrottamente sopraggiunte sempre dal 2018; di essa fanno parte nuova il Magellano, vice sindaco, Antonella Compagnone e Bruna Balbo.
Ma il Sindaco, appena eletto lo proclamò con la solita smisurata enfasi: “faremo per Teano tutto quello che non è stato fatto negli ultimi trent’anni”. Nooo, Sindaco, voi state facendo molto di più: state facendo quello che a Teano non è MAI STATO FATTO! Lo state gettando nella m..elma, per essere buoni e pudichi.
Ad assistere alle vostre pantomime si stanno sbellicando dalle risate tutti i Consiglieri e Sindaci di tutti i paesi dell’alto casertano e credo proprio della intera Campania. E fin qui c..asi vostri. Ma quel che non vi si può perdonare è che mettete in gioco la faccia dei tanti elettori, e sono stati tanti, che vi hanno votato, e di tutti gli altri cittadini che saggiamente non vi hanno votato, probabilmente prevedendo quanto sarebbe ed è poi accaduto. Ed, ahimè, continua ad accadere. E questi sono c..asi di tutto il paese, se permettete.
Il tutto mentre il paese vive il suo “oscurantismo” più oscuro, e non solo in senso figurato, perché c’è buio in ogni strada; mentre le interruzioni di fornitura idrica si presentano ciclicamente almeno due volte a settimana, e le perdite di strutture pubbliche si susseguono quasi con la stessa periodicità. Non ultima la notizia, dopo la scomparsa del Giudice di Pace, del considerevole ridimensionamento, dal prossimo anno, dello Istituto Alberghiero, a causa della apertura di un nuovo istituto a Capua, occasione per la quale ci si è politicamente mossi con la grazia ed il “savoir faire” di un elefante in una gioielleria.
Mi sovviene una bella poesia del grande Trilussa; ne riporterò solo tre significative strofe:
ER TESTAMENTO DI MEO DER CACCHIO
Oggi li ventinove de febbraro
der millenovecentotrentasette,
doppo bevuto dodici fojette
assieme ar dottor P., reggio notaro,
benché nun sia sicuro de me stesso
dispongo e stabbilisco quanto appresso.
ooooooooooooo
A Tizzio, a Caio e a tutti queli fessi
rimasti sconosciuti fino a quanno
nun so’ arivati a un posto de comanno
je lascio er gusto d’ubbidì a se stessi:
così a la fine de la pantomima
ritorneranno fessi come prima.
Oooooooooooooo
E a mi’ cuggino Arturo, che nun bada
che a le patacche de la vanagloria,
lascio l’augurio de piantà la boria
pe’ vive in pace e seguità la strada
senza bisogno de nessun pennacchio,
ma sempre a testa dritta! MEO DEL CACCHIO.
Potrei finirla qui, ma mi sovviene ancora la lettera che Papa Paolo VI, il 22 aprile del 1978, (molti di voi non erano neppure nati), inviò alle Brigate Rosse che, con la strage di via Fani, avevano rapito Aldo Moro, e ne cito il passaggio più commovente:
“… uomini delle Brigate Rosse, vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni…”.
Chissà se oggi, e non suoni blasfemia, lo Stesso, vivendo a Teano, non direbbe:
“consiglieri di Teano, vi prego in ginocchio, liberate i cittadini teanesi dalla vostra amministrazione, semplicemente, senza condizioni…”.
E, aggiungerei io con infinita modestia, “ve ne saremo tutti grati”!
Tutto può accadere. Noi speriamo fiduciosi.
Claudio Gliottone