…..Senza definirci un paese da 3° mondo, non calza la cosa. Siamo solo "figli" di chi abbiamo eletto e chi non ha votato per essi abbia il coraggio di proclamarlo solennemente su queste pagine. L’anno prossimo potremo ribaltare le cose, ma dovremo esserne degni. "Parlare è arte facile" e "Chi non sa presto parla" sentenziavano i vecchietti al caffé. E una volta per tutte PUNTO FINALE.
ERAVAMO una CITTA’
Aimè, occorre ammettere che si è commesso un errore. E per calzare, nell’articolo proposto qualche giorno fa "Vedete di arrangiare con questo documento", in cui si segnalavano le inefficienze dei servizi comunali, chiedendoci se fossimo o meno un paese da terzo mondo, forse per correttezza, verso gli amici meno fortunati del terzo mondo, sarebbe stato più opportuno aggiungere alla concludsione: …..allora siamo proprio un PAESE DA TERZO MONDO, un rispettoso "senza offesa alcuna per il TERZO MONDO".
Immaginiamo che non occorrano proclami, tantomeno editti per sancire lo stato in cui versa quella che ERA UNA CITTA’. Il suo stato è sotto gli occhi di tutti, e certo non solo per colpa di chi la amministra, ma in egual misura di chi la vive. Proclamare poi dalla pagine del giornale, che è aperto a tutte le voci, quali siano le proprie preferenze politiche poco importa alla collettività. E’ nostra convinzione che, questo giornale sia l’unico mezzo a disposizione “dei comuni mortali” per condividere il bello ed il meno bello della tanto amata città dei Sidicini. Saggio è colui il quale ammette i propri errori, e facendone tesoro vi porre rimedio. Ancor più saggio è colui il quale lo fa pubblicamente.
Scomodando il Principe della risata, ci piace ricordare le parole usate da don Gennaro, nel chiudere la diatriba con il Marchese, nella mitica Livella:
Perciò,stamme a ssenti…nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!"
Per nostra grazia, noi non siamo Dei. Non ci è concesso creare mondi a noi graditi. Il destino ha scelto per noi un’esistenza umana, e Siamo immensamente fortunati per questo, ma abbiamo i nostri limiti. Non si può essere che padri dei propri figli, senza pretendere di sovvertire la trama degli eventi, continuando a tentare di riparare errori che, forse, non si sono commessi.
Il Fato, siamo noi.
Luciano Passariello