Sulla festa della mamma c’è poco da dire. I cenni storici di questa ricorrenza si perdono nella notte dei tempi, forse perché il ruolo di madre da sempre è stato universalmente venerato.
“La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo”. Questa straordinaria e breva frase di William Ross Wallace dimostra che per dare l’idea di che cos’è l’amore in senso universale, non serve altro che proiettare un’immagine: quella di una mamma.
La mamma, nella sua pura essenza, è sempre la mamma, al di là dei confini e del tempo. Tuttavia, ci sono e ci sono state mamme e mamme.
Senza nulla togliere alle più moderne mamme, alcune delle quali hanno necessità di lavorare o a quelle che oggi giustamente aspirano anche ad una loro realizzazione individuale a prescindere dal ruolo di madri, non si può non dare risalto a quella che è una sorta di categoria di madri, ormai purtroppo in via di estinzione e che ha caratterizzato anche la nostra storia locale: le madri di famiglie numerose, madri e niente più.
Oggi sembrerebbe impossibile crescere tanti figli senza babysitter e, addirittura come in un tempo più lontano, anche senza elettrodomestici. Eppure tutte loro, oltre a svolgere ogni minima faccenda legata alla casa, riuscivano ad essere straordinarie cuoche, a trovare il tempo per preparare conserve, dolci, ad accomodare o confezionare vestiti ed altro ancora. Tutto questo senza mai negare all’occorrenza un indispensabile, straordinario ed esclusivo calore, una specie di efficientissimo pronto soccorso fatto di abbracci, carezze o anche solo parole dolci.
Sono, e per lo più sono state, madri che poco hanno goduto dell’emancipazione della donna degli ultimi decenni, mai hanno preteso pari opportunità, né hanno nutrito ambizioni per se stesse. Vite consumate all’insegna assoluta del proprio focolare domestico, senza aspirare a null’altro che al bene ed all’unione della famiglia.
Di quelle che non ci sono più, resta impresso indelebilmente, nella mente dei figli, il tono rassicurante della voce. Spesso il ricordo di queste è riacceso dai sapori di alcune semplici prelibatezze, con gusti ed odori che gratificano anche il cuore. Pietanze che spesso i figli si sforzano di imitare senza mai eguagliarle: la genovese, le pizze fritte, il ragù o la parmigiana di “mammà”. Non di “mia madre”, perché quella a cui si riferiscono non è una mamma ma la mamma, come se esistesse o fosse esistita solo lei come madre.
La festa è per tutte le mamme, ma a loro, a queste supermamme, ed in particolar modo a quelle che non ci sono più, va un augurio particolare. Perché è grazie a loro che ci sono famiglie numerose ed unite e, per questo, non famiglie grandi ma grandi famiglie.
Gerardo Zarone