Il Nostro nuovo Vice-sindaco, Franco Magellano, non ha perso tempo a prendere dei, tutto sommato condivisibili, provvedimenti volti al controllo della diffusione pandemica: chiamato a sostituire a pieno titolo, e non sappiamo per quanto, il Sindaco, vittima proprio del contagio da Covid, ha emanato una ordinanza per chiudere, durante le ore serali e notturne, addirittura una piazza intera, piazza Sperandeo, notoriamente sede di “movida” giovanile.
Prescindendo dal flop di dover ricorrere, per la validità dell’ordinanza, a due emanazioni di essa, avendo nella prima omesso la penale di legge a cui sarebbero stati soggetti i trasgressori, la cosa, come già detto, ci pare sensata, vista la strafottenza generale di molti frequentatori ed esercenti di quella piazza; ci sembra però di capire che quell’ordinanza, al Magellano, proprio, come si dice, “gli scappasse”, tanta la celerità della sua pubblicazione, e non sappiamo manco se d’intesa con il Sindaco e la Giunta. Ma non sono affari nostri.
Solo pochi dei miei pochi lettori conosceranno il famoso attore comico Ettore Petrolini, romano de’ Roma, morto nel 1936, autore anche dei testi e delle sceneggiature, con i quali ha sicuramente influenzato tutto il teatro italiano degli inizi del novecento. Ma fu drammaturgo, cantante, compositore, scrittore: un artista a tutto tondo, ricordato spesso dal compianto Gigi Proietti nei suoi spettacoli. Famosa la sua parodia di “Nerone” e il personaggio di Gastone, che, a suo dire, la madre “chiamava Tone, …per risparmiare il gas”. Macchiettista di prim’ordine si esibì anche all’estero, fu a Londra , a Parigi, a Berlino e a Vienna e nell’America Latina; sua è la canzone “Tanto pe’ cantà”, riportata alla ribalta, qualche anno fa, da Nino Manfredi e da Gabriella Ferri.
Un neo lo ebbe: era un fascista della prima ora, amico di Bottai e di Ciano, del quale mise in scena l’opera “Il Fanno d’oro” e di Pietro Fedele, storico, politico e accademico italiano, curatore di una famosa enciclopedia, “La Fedele”, sulla quale si son fatte le ossa tanti studenti, compreso il sottoscritto, quando Wikipedia manco era immaginabile. Se mi consentite di esternare una curiosità, il Fedele era proprietario, e spesso vi trascorreva le ferie, di quella costruzione presente nel spazio antistante il Santuario dei Lattani, a Roccamonfina. E fu proprio Pietro Fedele a fargli ottenere i titoli onorifici di “Commendatore” e poi “Grand’ Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia” ed infine, proprio da Mussolini ebbe il titolo, puramente onorifico, di “Centurione della Milizia”. E fu proprio in questa occasione che tirò fuori, pur da fascista più che convinto fino alla fine, tutto il suo spiritaccio quando, dopo che il Duce gli ebbe appuntato la medaglia sul petto, scattò sull’attenti, il braccio levato nel saluto fascista, e gridò: “Me ne fregio” , con chiara allusione sarcastica al “me ne frego” degli squadristi fascisti.
Non risparmiò il suo umorismo neanche in punto di morte, sopraggiunta a soli 52 anni per sofferenza cardiaca, quando, al medico che lo rincuorava dicendo, mentendogli, di trovarlo ristabilito, rispose : “meno male, così moro guarito!”.
Tutto questo perché? Niente, solo per fare quattro chiacchiere con voi. Ma una domanda non posso fare a meno di farvela, sparuti lettori miei, perché, come l’ordinanza al Magellano, la domanda mi scappa pure a me: “Ma di questa simpatica iniziativa anticovid, quanti illustri e giovani nostri concittadine se ne fregeranno”? Ehia …Ehia… Alalà!
Claudio Gliottone