Tra una folta platea di spettatori si è celebrata sabato 16 marzo alle ore 16.00, nella sede del comitato “Un’Opportunità per Teano”, l’ufficializzazione del suo candidato sindaco, l’ingegner Nicola Di Benedetto. Ad esordire è il dottor Maurizio Simone, il Portavoce del Direttivo del movimento, che esprime a nome di quest’ultimo la piena soddisfazione per questo “giorno tanto atteso, una tappa fondamentale di un disegno partito da lontano”, fondato, al di là di ogni credo politico, su un’ampia condivisione per un cambiamento vero. Un cambiamento da realizzazione solo se si va lontani da “logiche spartitorie di partito” e se si avvia un dialogo senza pregiudizi con tutti, anche se alcuni sono rimasti sordi ad esso e stando attenti a intercettare chi lo vuole usare solo come invito a confluire nella lista snaturando gli intenti prefissati dal movimento. Poi, egli motiva l’individuazione e la scelta di Nicola Di Benedetto come candidato sindaco e “persona che può guidare al meglio la squadra” in cui ciascuno porrà le proprie competenze a disposizione dell’altro, affermando che egli è “garanzia di onestà, serietà, impegno e spirito di servizio nei confronti della collettività”, dovuta all’esperienza accumulata per tanti anni nella pubblica amministrazione, all’indiscutibile capacità comunicativa e alle doti umane.
Ed è proprio dal ricordo della vita professionale proiettata per lo più al di fuori del microcosmo teanese, che Nicola Di Benedetto inizia il suo discorso: le esperienze più importanti sono quelle di capo di due uffici tecnici comunali, di Responsabile di una sezione dell’Ispettorato del Lavoro di Caserta e ora di Dirigente della Regione Campania. A questo si aggiunge, non da ultimo, l’avventura di associazionismo civico che sta vivendo da ormai più di cinque anni con i compagni di “Un’Opportunità per Teano”. Poi, egli afferma la sua disponibilità ad accogliere qualsiasi critica e dissenso, motori della democrazia: innanzitutto, egli vuole dare una risposta al perché ha deciso solo oggi, e non prima, di dedicarsi a questo progetto, ritenendo che per lui è stato indispensabile dapprima intraprendere un percorso formativo-professionale solido per poter così disporre di una bussola valida per governare in un momento incerto come quello attuale. E’ una scelta forte, quella di mettersi ora al servizio della comunità cominciando ad avere con essa un contatto stretto, che implica una “messa in discussione di se stessi”, oltre che a mettere in gioco la propria credibilità. Ma questo è solo il primo punto di un discorso che poi tocca quello del senso di responsabilità che si avverte nel farsi carico di un progetto condiviso “in toto” col gruppo in maniera ragionata. Un gruppo nel quale ci si deve parlare, mettendo in campo le proprie idee, anche considerando l’eventualità del disaccordo, che costituisce “l’ABC del confronto civile”.
Il terzo punto è quello della volontà che ha il movimento di darsi una strutturazione per amministrare, non semplicemente per vincere. E ciò è realizzabile solo con l’offerta del proprio tempo, oltre che del neocandidato sindaco (che ha anche dichiarato che si metterà in aspettativa dal lavoro qualora gli venga affidato il mandato amministrativo), di persone motivate a fare cercando di coniugare l’impegno pubblico con quelli personali e portando una ventata di entusiasmo nell’immaginare un’evoluzione dello stato vigente della città. Ma Di Benedetto è consapevole che è complicato realizzare ciò, anche perché l’impegno preso dello stare con la gente si deve accompagnare a passaggi forti da rivendicare con la fermezza della decisione.
Quarto punto è quello della coerenza nei “pezzi di puzzle da incastrare”, dal momento che internamente al progetto non vi possono essere separazioni o ideologie di destra o sinistra emergenti, perché altrimenti verrebbe a mancare il collante di base di esso. E quest’ultimo è costituito dall’obiettivo di promuovere “un taglio forte e netto con il passato”: questo non vuol dire che ci sarà intolleranza nei confronti di chi la pensa all’opposto, ma rispetto e mediazione che, però, non si arrenderanno al compromesso riguardo a ciò che si deve scegliere. E questo deve diventare il metodo, il marchio distintivo rispetto agli altri, se si vuole efficacemente puntare alla “difesa di un’identità”. Poi ci si sofferma sul concetto di trasparenza, da garantire con l’applicazione delle leggi e la chiarezza dei comportamenti. Cosa che si connette soprattutto con la “concretezza nel fare le cose” , che nasce dalla “capacità di osservazione del territorio nel tempo”, assunta come bagaglio e coscienza di una visione più ampia dei problemi che incita a risposte immediate. Gli approcci programmatici devono avere applicazione, iniziando a garantire a tutti la possibilità di controllare l’operato dell’amministrazione, soprattutto per quanto riguarda l’attività economica (inerente chi gestisce i soldi, quota di spese fatte e per che cosa, confronto della spesa fatta con quella analogamente sostenuta da altri comuni), visto che ora trae alimento soltanto dai soldi della comunità amministrata. Lo scopo è quello di “aprire gli occhi” ai cittadini, permettendogli di accedere agli atti fatti dal comune, un’azione da sentire come “obbligo morale di dire tutto come funziona” e dire il perché si è scelto di spendere i soldi per una cosa piuttosto che per un’altra. Vi è il proposito di voler “guardare oltre” e rivoluzionare “venti anni d’incapacità di programmazione del nostro futuro”. E’ “qualcosa di completamente nuovo”, che va conseguito solo basandosi sull’ “amore per la comunità”. Ed è per questo che bisogna capire che, tirandosi fuori da ogni logica del delegare ad altri, “molto dipende da noi e dalle persone” che, alzando lo sguardo, devono collegare ciò che gli sta attorno con le persone che si candidano, al momento di entrare nella cabina elettorale. Conclude la serata ancora Di Benedetto che sostiene che tutto ciò vuole essere l’anticamera “di un modo diverso di vedere le cose”, con una possibilità d’intervenire prontamente nei problemi “nel mentre e nel dopo” e con un “meccanismo di ricambio” che passa attraverso il contributo delle nuove generazioni. Ed è proprio da qui che sorge “l’ambizione del fare” affinchè tutto questo possa diventare realtà.
Rosella Verdolotti