Il peggior grado del male è rendere innocente ciò che non lo è. Il carnefice riesce a fare il male perché non ne percepisce l’abisso, è l’innocente che può sentire l’inferno. L’innocente vive sulla sua pelle il male che vede nel carnefice come sofferenza, solcandone la vera profondità. Chi arriva a compiere il male non ha contezza del bene, non sa di compiere la cosa che più gli toglie in quanto uomo. L’atto malvagio è una sorta di transfert sulla vittima, della degradazione morale che il carnefice porta in se. Il bene è una forza che muta la violenza in sofferenza, il male fa il contrario, muta la sofferenza in violenza, perché chi non conosce il bene non sa neanche misurare il suo opposto. Viviamo in un mondo che sembra essere daltonico al male , o addirittura lo scambia con il bene , quantomeno come l’unico bene possibile. Per Simone Weil la miseria dell’umano è irriducibile, l’unica possibilità che abbiamo di elevarci a noi stessi è quella di svuotarci del nostro io , ostacolo insormontabile per poter ascoltare la voce del divino. Matteo 25,35-44 : Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato , ero nudo e mi avete vestito. I giusti gli risponderanno : “ Signore quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere” ? Rispondendo dirà loro “ ogni volta che avete fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli , le avete fatte a me “. Quando accuserà quelli che non lo avevano fatto, essi risponderanno “ quando mai ti abbiamo visto affamato e non ti abbiamo nutrito , quando mai ti abbiamo visto assetato e non ti abbiamo dato da bere ?Il vero bene è quello che si fa per quello che si è , non per quello che si ha , quindi lo si compie senza averne contezza e senza aspettative di alcun merito, il male è già nell’assenza del bene. Ogni essere umano è al centro della contraddizione per la Weil , non si è mai completamente dalla parte del bene o da quella del male; la Shoah e la seconda guerra mondiale hanno inchiodato l’uomo alla sua natura biologica, al suo essere volontà di potenza. L’inumano non sta al confine tra umanità e mondo animale, sta dentro la possibilità dello stesso umano, nel punto dell’atroce abbandono di strumenti come linguaggio e pensiero . L’unica grandezza possibile viene da Dio ci sta dicendo la Weil , il movimento della grazia è sempre discensionale mai ascensionale , mai la creatura può essere migliore del creatore. E’ considerata una filosofa disumanistica per questo, ma lei incarnerà la sua filosofia , facendo della coerenza il leit motiv della sua vita : entra in fabbrica per sentire il dolore della condizione operaia sulla sua pelle, partecipa alla guerra civile in Spagna, contro il regime franchista , con la convinzione che nessuna filosofia riesce a raggiungere il bersaglio se resta nei manuali scolastici. Sacrificherà la sua stessa salute per stare al fianco degli ultimi , scegliendo di essere cristiana di diritto ma non di fatto. A lei basta la croce , la resurrezione le sembra troppo ambiziosa . Quanto di sacro l’umano riesce ad accogliere può stare solo nell’impersonale, in quello spazio che possiamo ritrovare in noi solo svuotandoci del nostro io. Giustizia, verità e bellezza sono le tre parole da fissare nel cuore, senza riempirle di significato, lasciandole come spazio di pensiero, dove quel nulla del contenuto è garanzia di un’apertura verso quell’oltre la cui assenza ci perseguita più di quanto qualsiasi presenza possa fare. Per la Weil vivere e pensare sono esattamente la stessa cosa , la filosofia è etica, come fai a lasciarla nelle università , per lei va assolutamente incarnata , a cosa serve cercare le istruzioni del corretto uso della vita se non ne consegue una partecipazione piena. Chi cerca il bene come ricompensa lo ha già perso , la stessa immortalità che promette il cristianesimo non la convince , la sua è una mistica della ragione molto più di quanto lo sia cristianamente. La vita vale solo come ricerca della verità e lei si lascerà morire a soli 36 anni, perché non riuscirà ad alleviare il male del mondo nonostante abbia dedicato a questo progetto ambizioso tutta la sua vita. La sua intelligenza uguagliava solo la sua grandezza d’animo . Parlare di Simone Weil è come svuotare un oceano in un bicchiere d’acqua, non c’è un grande rigore speculativo ma derubricare la sua filosofia a mistica ( considerata dall’Occidente del capitale come il peggiore dei mali )è voler svilire un grande pensiero , un grande esempio di sapienza che la società capitalistica moderna non può contenere ; oggi serve essere cinici, avidi, egoisti e magari anche irresponsabili. L’etos comune , necessario alla comunità socializzata che si augurava Marx non si è mai realizzato, oggi a trionfare è il populismo che trova pieno diritto d’asilo come effetto della complessità della nostra società. La dimensione umanistica si sta sgretolando sotto un potere tecnico che non governa più solo l’occidente ma l’intero pianeta. La tecnica ha messo sul tavolo competenze specifiche, per cui non siamo più in grado di essere contemporanei di noi stessi. E’ lo slogan che ci fa votare, anche se i più coscienziosi hanno smesso di farlo. Si parla di bolla astensionistica come fosse una categoria metafisica e non il concreto 50% degli italiani che hanno smesso di credere nella politica. Le istituzioni politiche nascevano con lo scopo di ridurre la conflittualità , governando la tecnica . Oggi la politica non è più il luogo delle decisioni, è la tecnica a governare la politica, c’è stato un vero e proprio capovolgimento. La Arendt spiega bene che la tecnica appartiene al mondo del fare mentre la politica a quello dell’agire . L’agire dovrebbe direzionare il fare , ma la nostra attuale capacità di fare è enormemente superiore a quella di prevedere , proprio perché è la tecnica a dominare il nostro fare. Per i greci i buoni uomini fanno un buono stato, così che etica e politica possano coincidere. Col cristianesimo nascerà uno stato teologico, che parla di salvezza dell’anima, facendo capitolare l’individuo al primo posto: se l’anima è individuale ne consegue che ognuno si salva da se. Sarà Agostino, neoplatonico a fondare il concetto di anima ,sottraendolo alla PSICHE DI Platone, che non aveva nulla a che fare con la salvezza, ma era tutta volta alla conoscenza. Il Cristianesimo è la forma dell’occidente tutto, anche gli atei e gli agnostici sono cristiani dice Umberto Galimberti, perché prima di essere una religione è un inconscio collettivo, un atteggiamento che abbiamo introiettato e sedimentato , una vera e propria antropologia . Nel 600’ nascerà lo stato legale, Hobbs dice che l’uomo è un lupo per l’altro uomo, sarà uno stato necessario ad evitare la guerra di tutti contro tutti. La giustizia consisterà nel non violare le leggi, assolutizzando uno stato che scioglierà per sempre l’etica dalla politica. E’ in questo scenario che Machiavelli dirà “ il fine giustifica i mezzi “. L’assolutismo troverà la sua fine con la rivoluzione francese , gli uomini saranno cittadini e non più sudditi , nasceranno le idee di uguaglianza e di libertà : nessuno si avvede del loro essere antitetiche. Fino ad Adam Smith si pensava che la ricchezza venisse dai beni, sarà Hegel a mostrare lo spirito del nuovo tempo : sarà introdotta una nuova categoria, quella degli strumenti, necessari a produrre i beni e quindi in vetta nella scala dell’utile. Gli strumenti sono l’essenza della tecnica , che oggi è un mondo, è la nostra stessa forma mentis , il nostro stesso sguardo. E’ il mondo stesso a essere tecnico. Quelle che ci sembrano essere le nostre scelte si muovono tutte in un ambito tecnico, lo stesso tempo è velocizzato ad un ritmo che non abbiamo certo scelto noi. La qualità della vita non è il risultato della nostra volontà ,noi non vorremmo stare sempre in ansia, non vorremmo vedere i nostri figli schiacciati dalla mancanza di un riconoscimento sociale che non permette loro di poter scrivere una loro biografia , non vorremmo sentirci fortunati solo perché c’è chi sta peggio di noi. E’ difficile dirle queste cose, si è tacciati di facile nichilismo, chi denuncia i mali del mondo non lo fa perché si diverte a calamitare su di se riti apotropaici , lo fa perché solo prendendo coscienza dei problemi possiamo poi cercare le soluzioni. Il 55% degli italiani fa uso di psicofarmaci, 400 ragazzi l’anno si suicidano in età scolare , sono 3 milioni le anoressiche in Italia, abbiamo 200.000 ragazzi con la sindrome di hikikomori. I tempi della tecnica oltrepassano quelli della nostra psiche, che è molto più lenta, i valori della razionalità tecnica sono efficienza e produttività, mentre l’irrazionale che comprende la sfera dei sentimenti , delle passioni, della vulnerabilità è completamente fuori gioco; è quindi l’uomo stesso a non essere più il soggetto della storia .La tecnica funziona ma non ha orizzonti di salvezza -che è proprio ciò che l’uomo cerca da sempre – da quando la voce del serpente lo rende mortale. Non è la tecnica ad essere al nostro servizio, siamo noi ad essere al servizio della tecnica, lo è la stessa politica che di fatto non decide più nulla : è la cinetica del capitale a governare il mondo. La stessa etica è patetica quando implora la tecnica di non fare ciò che può fare . La potenza tecnica come ogni potenza vuole se stessa : come altro spiegare la continua necessità del potenziamento atomico, se le attuali bombe atomiche potrebbero distruggere 20.000 volte l’intero pianeta? La democrazia l’aveva inventata Platone per dare potere decisionale al popolo, ma il popolo per poterlo fare doveva essere colto. Ci vuole pajdeia, cultura, bisogna essere bene informati affinchè la democrazia si possa realizzare. L’educazione deve essere reale, retori e sofisti non educano alla verità , lanciano slogan, fanno propaganda , votare in una società complessa come la nostra è difficile . La tecnica mette sul tavolo problemi che vanno ben oltre le nostre competenze . Come facciamo a decidere sugli ogm senza essere biologi molecolari, o saper valutare il nucleare senza essere un fisico nucleare? E’ più facile essere populisti: niente sacrifici, niente impegno ,niente assunzione di responsabilità . Ciò che non governiamo con coscienza, non passa completamente indisturbato, ritorna come sintomo , le nevrosi funzionali sono inevitabili, non basta additare chi denuncia cose che non amiamo sentirci dire per espiare le nostre pene, siamo tutti unici , questo ci responsabilizza al pensiero, nonostante la complessità del nostro tempo. Bisogna pur avere un orizzonte se vogliamo trasformare l’alienazione in emancipazione , dovremmo saperci orientare nelle proprie possibilità esistenziali ; il mondo ci sta chiedendo di essere la parte peggiore di noi e magari è anche quello che ci viene meglio, ma niente ha senso senza consenso . Ci potranno anche dire che non possiamo parlare a nome degli altri e che col trionfo del relativismo è giustificabile anche l’etica del do ut des . Potranno dirci che è una questione di gusti , ma noi potremmo rispondere che il gusto è soggettivo ma la qualità no. Confondere il bene con il male non è come vivere in un errore come un altro, è scegliere di stare all’inferno scambiandolo per l’ipostasi del paradiso. Non è insipienza innocente, è calcolo sociale di un convitato di pietra che ha fatto dei nostri vizi le nostre virtù. Se qualcun altro decide per noi con quale postura dobbiamo stare al mondo , non possiamo rivendicare la nostra estraneità al male, come obiettori di coscienza . Se siamo su una nave dove si apre una falla non è opportuno correre tutti a ripararla lasciando la cabina di comando a sè stessa, sicuramente ripareremmo il danno ma niente potrebbe salvarci dalla deriva. Il convitato di pietra che fa da battistrada al nostro cammino non usa farsi notare, sceglie sempre l’ingresso secondario , non tanto per non pagare il biglietto, ma per non occupare posti vendibili ad altissimo prezzo, assicurandosi il sold out.
Zarathustra parlò così per informarci che da quel momento il nostro onore non dipenderà più da dove proveniamo , ma dove stiamo andando.
ANNA FERRARO