De Simone, il mio baldo Cioccolantonio, con tempismo e ruvida schiettezza alla Catone, mi ha preceduto. Avevo intenzione di scrivere qualcosa in merito. Sono almeno venti anni che "combatto" con i vari comitati sanparideschi, tentando di far capire che se non si rilancia il culto del Santo Vescovo Padre fondatore della Diocesi, non serve bussare a denaro per confezionare feste scontate e scipite concluse dal solito cantante, maschio o femmina, che costa parecchio e in termini di spettacolo produce ben poco. All’ultimo NUOVO sodalizio pro Festività S . Paride, venuti a bussare a denaro, avevo fatto una serie di proposte sensate per il rilancio del culto. Tra queste alcune di una semplicità e relizzabilità facile e la più importante si riferiva proprio alla devozione.
In parole povere : celebrare almeno una volta al mese una Messa, nella grande Cappella con predica mirata e curare l’altare dove riposano le spoglie del Santo con una certa dignità. Andate a vedere dietro l’altare resterete orripilati. Bene, l’inclita commissione non si è fatta sentire per godere della mia collaborazione. Nel colloquio restato lettera morta con manifesto compiacimento il presidente evidenziava che ci sarebbe stato un pranzo con tanto di spumone. Lo spumone non è un prodotto locale. Pfui. "S. Paride patrono della Città di Teano non può essere abbandonato nel disordine e nello squallore di un rispostiglio dove mettere tutto ciò che non è utile." Tuona il sublime De Simone. Bah , ha parlato al vento.
Un piccolo omaggio al Santo gli tributo con la sommaria descrizione di un manufatto artistico che testimonia l’affetto passato al 1° Santo Vescovo. Di recente restaurato, nel vasto salone dell’episcopio è esposto su una parete un soffitto ligneo fine-mente decorato con dipinture e fregi che ne ascrivono la databilità al barocco più fastoso e rutilante. Il soffitto si trovava, ridotto in miserande e deplo-revoli condizioni, in uno dei vani della sagrestia del Duomo. L’anonimo, ma valente artista, in questa sua opera fa sfoggio di una sorprendente abbondanza di particolari natu-ralistici, ostentando, non senza compiacimento, i pregi di una tecnica vaporosa e raffinatissima, utilizzando un colore forte e pastoso, acceso da auree lumi-nosità, esibendosi in una vir-tuosistica, fantasmagorica profu-sione di ornamenti. Il sofisticato risalto plastico e chiaroscurale del dipinto esprime fortemente un enorme fascino e, nonostante la ridondanza della decorazione, anche un’apprezzabile dignità di stile. In alto, un angelo del più tipico barocco, circoscritto in un festone decorato con motivi floreali dal colore intensamente ricco di trasparenze luminose, sorregge una bassa mitra, simbolo della dignità episcopale. L’immagine di S. Paride campeggia in basso, ponendosi felicemente come fulcro ideale e drammatico della composizione che rievoca e allo stesso tempo esorcizza una religiosità antica, inquietante, misterica; per intenderci, quella del culto esotico del drago. La figura del Vescovo Paride, inserita in una gigantesca conchiglia di brillante efficacia decorativa, è dipinta con fluente barba grigia, mitra bassa di tipo altomedievale, pastorale e indossa paramenti pontificali di insolita semplicità. Il suo atteggiamento è grave, severo, assorto. Dietro di lui il drago vinto è qui raffigurato più brutto che mai, emblema di una esoterica religiosità pagana, tenacemente ancora radicata nella nobile Città sidicina, ad onta della incalzante evangelizzazione dell’Italia e dell’impero. Nonostante l’esistenza in Teano di comunità cristiane anche prima della venuta del Greco evangelizzatore. Lontano, sfumata, quasi ectoplasmica apparizione, si intravede Tranquillina, veramente tranquilla ormai, per grazia ricevuta. Secondo fonti antiche che sfumano nella leggenda era figlia di Sempronio, preside della ormai romanizzata orgogliosa italica Teanum, recalcitrante, mancato olocausto del temibile drago annientato dal fiero, inflessibile Santo.
Questo bel dipinto attesta con vigore, ancora una volta, la dedizione, l’amore, la totale fiducia nell’intercessione del venerato Vescovo Paride da parte dei nostri Padri, custodi e alimentatori di quell’Amore bruciante, al pari delle vergini Vestali che nell’antica Roma custodivano il fuoco. “Senza sonno né distrazione”.
Giulio De Monaco