Caro Giulio,
potrei apparire presuntuoso se pensassi che, con quel “sussurro rantolante” emesso “sommessamente con un filino di voce”, ma, aggiungo io, con infinito coraggio,: “Claudiuccio salvaci Tu – fai il sindaco” , tu volessi riferirti a me.
E’ un “grido di dolore” che colpisce e tocca il cuore; un grido di dolore che non mi è estraneo, né nuovo, e che mi sentirei di levare anch’io se solo fossimo in tanti a farlo risuonare alto e forte, ma soprattutto sentito e convinto. Perché le battaglie non le vincono i generali, o non solo loro, ma le migliaia di fanti disposti a combattere con il sangue agli occhi, senza arrendersi se non a risultato ottenuto.
Tu, io e pochi altri, pur se diversamente, in effetti questo grido lo stiamo levando pubblicamente su questo foglio che tanto democraticamente ci ospita; altri se lo lasciano morire in gola.
Solo quando anche loro lo leveranno alto, forte e soprattutto pubblico, si potrebbe cominciare a pensare a non “esserne insensibili”. Altrimenti sarà tutto vano ed il grido ci resterà nella strozza. Vedremo come andrà a finire.
Grazie comunque per la commossa e sincera attestazione di stima che contraccambio con tutto il cuore e la schietta amicizia del vecchio compagno di scuola.