“Se non ora, quando? Se non io, chi? Se non qui, dove?” (Rabbi Hillel)
Vogliamo partire dalla campagna elettorale. Da quando hanno cominciato a dire che “ci mettevano la faccia”. Al cambiamento presentato in tutte le salse. Ma sembra che questo cambiamento non abbia prodotto altro che un vantaggio per pochi personaggi noti e che sia ad appannaggio di quei taluni membri dell’amministrazione vittime sacrificali di una smodata ed immotivata ambizione. Noi continuiamo a pensare che non ci sia nulla di mutato o di democratico nella chiusura a riccio nei confronti di chiunque non la pensi come loro o di chiunque osi sollevare la benchè minima critica.
Noi non abbiamo nulla contro il leader maximum : è un uomo ambizioso, caparbio, decisionista, tenace e furbo quanto basta per mettere i suoi interessi professionali prima dell’interesse della città e dei cittadini verso i quali si era impegnato pubblicamente a dedicarsi all’attività amministrativa 24 ore su 24 in caso di elezione alla massima carica cittadina.
Lui si sarebbe messo in aspettativa.
Ma ahinoi, la richiesta di aspettativa è rimasta inevasa in quanto è andata smarrita tra le miriadi di richieste che affollano la Regione Campania e di cui se ne perde traccia nei secoli dei secoli per tutte le ere a venire. E la legge vieta la possibilità al dipendente regionale di reiterare la richiesta se prima non si è accertato dove sia stata smarrita la prima.
Sono cose tutte italiane queste. O meglio. Sono cose tutte campane queste. O meglio. Sono cose tutte casertane queste. O meglio. Sono cose tutte teanesi queste. Meglio!!!
Oggettivamente non si può che stimare chi è riuscito, nel giro di pochi mesi, a ribaltare la realtà politica a proprio favore e quindi riuscire a sedersi dove aveva sempre voluto e pazienza se c’è qualcuno che soffre, pazienza se le cose per i cittadini vanno male.
Contestiamo di Di Benedetto il modus benedettino perché a questo punto ci siamo convinti – ahinoi – che stiamo sotterrando definitivamente l’ultimo barlume di speranza che questo paese poteva avere; affossato così com’è in una politica amministrativa fatta di ambizioni senza alcuna visione prospettica.
Ed è per questo che non riusciamo più ad essere benedettini. O meglio. E’ per questo che abbiamo maturato la convinzione che non si può essere benedettini. Meglio!!!
Non per partito preso altrimenti non lo avremmo votato. Ma perché non riesce a fornire gli strumenti necessari per superare quell’azzeramento della vecchia classe politica sul quale ha costruito tutte le sue fortune politiche.
Ricordiamo ancora tutte le bellissime parole della campagna elettorale. Come potremmo dimenticarle? Che fine hanno fatto quelle parole, quei concetti meravigliosi che dovevano portare alla rinascita di Teano? Sono per caso andate smarrite o morte nella strada che va da Teano alla Regione Campania?
Ma noi teanesi non siamo esenti da colpa, seppur indotta da una stanchezza provocata dai punti più bassi di una politica che tutto ha fatto tranne che ispirare fiducia nelle persone. Così facendo si è creata una fetta di popolazione che non solo manifesta apertamente diffidenza nei confronti della politica, ma che ha voluto destrutturarla fino a farla diventare quello che è oggi, perfettamente rappresentata da Nicola Di Benedetto: un’enorme scatola vuota che vista dall’esterno ha una bellissima facciata.
Arriverà il momento in cui tutti si renderanno conto che destrutturare la politica così come azzerarla ha creato un vuoto forse più preoccupante del male che per tanti anni abbiamo cercato di estirpare.
Sarà a quel punto che forse ci renderemo conto di quanto sia importante mettere da parte tutte le rottamazioni e gli azzeramenti e costruire anzi ricostruire.
Noi questo lo abbiamo già capito.
E forse non dovremo aspettare neppure tanto. Per i corridoi quasi deserti della città si sente aleggiare lo spettro del dissesto finanziario e che presto l’amministrazione comunale dovrà avviare le procedure pre dissestuali. E giugno è vicino. A uno sputo. E per favore non ci offendete con la solita storiella che la colpa è di chi c’era prima. Sinceramente ci è venuta a noia. Soprattutto perché ci avete indotto a leggere. E nei primi due bilanci di previsione 2013/2014 il dirigente del settore finanziario ha dichiarato e lo avete approvato in consiglio che tutti i parametri finanziari erano stati rispettati.
Probabilmente il passaggio benedettino era un pedaggio obbligatorio verso la rinascita del nostro paese ma che non avverrà con lui e neppure grazie a lui. Perché se fosse stato diverso avremmo visto sostanza e non una bieca immagine di quello che avremmo potuto fare ed essere.
Al grido dell’azzeramento della vecchia classe politica gli abbiamo concesso quello che mai a nessun altra amministrazione sarebbe stato o è mai stato concesso.
Stiamo contribuendo al vuoto più assoluto.
E’ arrivato il momento di ricostruire altrimenti ci troveremo a camminare sulle macerie di un paese a cui sarà venuta meno anche la più piccola speranza.
Infin dei conti due anni sono passati in fretta altrettanto velocemente passeranno gli altri tre. E due mesi passeranno ancora più velocemente. Giugno è vicino. Giugno è a uno sputo. Ad uno schiocco di dita.
Siamo stati benedettini ed ora siamo irrimediabilmente pentiti.
Noi. Noi che avremmo eretto una statua di Nicola Di Benedetto in ogni piazza ed in ogni via di Teano.
Fra Tempera