Egregio Direttore,
seguo con attenzione le sue periodiche pubblicazioni e di recente ho letto il suo articolo dal titolo “Candidature Sindaco: pervenuta 1, forse 2?”, che mi ha ispirato qualche riflessione dal contenuto leggermente diverso da quello da Lei espresso con schiettezza e pragmaticità.
Parto dall’esperienza della tanto vituperata Amministrazione “dibenedettina”, eletta grazie ad una lista civica “pura”. Durante quel quinquennio, quell’Amministrazione ha partecipato a diversi avvisi o bandi degli Enti sovraordinati, ottenendo in più di un caso finanziamenti importanti e significativi senza alcuna sponsorizzazione superiore. I consiglieri comunali dell’epoca hanno semplicemente studiato gli atti, hanno cercato di presentare progetti e proposte sostenibili e concrete, hanno ottenuto in alcune occasioni riscontri positivi e, nei casi di insuccesso, hanno cercato di individuare gli errori commessi, senza invocare comode scuse di nepotismo partitico.
Quelle esperienze, sia positive che negative, mi hanno confermato ciò che da dirigente constato ogni giorno: se si lavora, con impegno e competenza, i risultati sono lì a portata di mano.
D’altronde se così non fosse, dovremmo ammettere che le procedure concorsuali siano tutte truccate o quanto meno costruite su misura per gli Enti sponsorizzati. Invece così non è, almeno per quanto mi è dato sapere.
Ma, e vengo al punto vero delle mie considerazioni, questo discorso nasconde in realtà un problema più grande, molto più pruriginoso e scomodo. In passato, anche in quello recentissimo, abbiamo mediocremente pensato che la nostra Comunità avesse “nemici” dappertutto, che gli “amici” potenti non fossero abbastanza affezionati alle nostre sorti e ci siamo flagellati a sangue per non aver adorato opportunisticamente un pigmalione altolocato che contasse davvero. Così abbiamo costruito con cura il nostro alibi, giustificando in questo modo la nostra inerzia e continuando a guardare speranzosi il cielo, mentre gli altri – intorno a noi – lavoravano sodo valorizzando le proprie risorse, dopo aver compreso per tempo che gli anni degli “zii d’America” erano completamente passati.
Mi piace ancora pensare però, forse per le mie varie esperienze di lavoro, che una Comunità, e quindi un’Amministrazione, che crede nelle proprie capacità, che lavora sodo, che suda per conquistare i propri traguardi, che analizza criticamente i propri insuccessi, sia una Comunità, e quindi un’Amministrazione, in grado di guadagnarsi credibilità e autorevolezza anche agli occhi dei decisori politici delle Istituzioni provinciali, regionali e nazionali, costruendo in modo concreto quei cosiddetti rapporti “privilegiati” e, nel contempo, marginalizzando il servilismo incoerente e l’affiliazione partitica opportunistica.
Forse sarò stato un “Don Chisciotte” della politica, ma ho creduto e credo che le Comunità – e non i loro occasionali sponsor – siano oggi, nel bene e nel male, le vere artefici dei propri destini e che le liste civiche “pure” abbiano svolto e svolgano – nella totale e permanente assenza di partiti degni di tale appellativo – un ruolo fondamentale, impedendo la rottura definitiva del fragile rapporto tra la società civile – vero motore di una Città – e il sistema della rappresentanza democratica, troppo spesso affetto da autoreferenzialità e malato di ereditarietà.
Infine, mi permetto di osservare che dobbiamo schivare un’altra pericolosa insidia culturale che sembrerebbe affiorare dai ragionamenti svolti sinora, ovverosia che i traguardi siano raggiungibili solo grazie alla “raccomandazione” di chi conta, mentre il merito e l’applicazione non bastino da soli per inseguire le nostre ambizioni e dare forma concreta ai nostri desideri. Se ci rassegnassimo all’idea che le cose non possano che funzionare ancora e soltanto così in questa parte di mondo, saremmo davvero fuori dalla Storia e non ci sarebbe speranza alcuna per i nostri giovani, che farebbero bene a fuggire via il più lontano possibile per non rimane intrappolati nelle solite logiche del “figlio di” o “amico di”.
Mi scuso per la lunghezza del testo e la ringrazio per l’attenzione concessami.
Non potevamo accogliere se non con piacere e gradimento questa lunga ed articolata lettera dell’ex Sindaco Nicola Di Benedetto. E siccome ne conosciamo passione e competenza, noi che siamo semplici osservatori (cioè osserviamo e registriamo semplicemente) ne approfittiamo per chiedergli, ad esempio, la effettiva tangibilità o realizzazione di quei tanti progetti che sono stati finanziati alla Sua Amministrazione. Forse ci è sfuggito qualcosa? Scuole? Strade? Restauri Immobili Storici? Impianti Sportivi? Restyling Centro Storico? Parcheggi? Strutture Sanitarie? Ci è sfuggito qualcosa? Personalmente non mi avvedo di nulla di tutto questo. Nemmeno una panchina o cestini per rifiuti. Né un lampione nuovo di pubblica illuminazione. O forse sbaglio Paese quando penso di venire a Teano? Come era negli anni ’70 che mi videro ragazzo, così la rivivo oggi. E il temuto Dissesto Finanziario come si è prodotto? E i soli 5 Dipendenti del Comune? E i soli 2 Vigili Urbani? Perché si assottigliano sempre più? Vogliamo provare caro Nicola ad aggiornarmi così quando vengo a Teano metto meglio a fuoco la vista? Non voglio certo addebitare a te questo sfacelo, ma se tu provassi almeno ad argomentarmelo punto per punto, mi faresti cosa grata.
Cordialmente e con stima
Pasquale Di Benedetto