Talitha Getty, nuda e sensuale, ammicca da un divano dietro a cui campeggia un grande quadro di Giosetta Fioroni. Il suo corpo morbido e sinuoso, colto dallo scatto di Elisabetta Catalano, è forse il migliore manifesto di un’esposizione che vuol far rivivere l’eccitazione di una Roma – quella di un dopoguerra pronto al boom – che attende solo di tornare a vivere. Una tensione così palpabile – «fu impressionante, arrivando da Milano a Roma, la sensazione di "cominciare a esistere"» scrisse Alberto Arbasino -, da investire chiunque si affacciasse nella Capitale.
Erano gli anni Sessanta, quelli di un’Italia stanca di sacrifici, dove l’arte, il cinema, la moda, la pubblicità iniziavano a esprimere una vorticosa e incessante voglia di libertà. Un’avventura straordinaria, raccontata oggi dalla mostra che Luca Beatrice dedica a Roma e ai suoi favolosi anni di esplosiva vitalità. Con un percorso che tocca diversi luoghi della provincia di Alessandria – il "rilancio" di Alessandria e del suo territorio è cominciato già l’anno scorso con la grande rassegna dedicata al Novecento in Piemonte, ricorda il curatore – si celebra quell’età dell’oro, che per Beatrice ha inizio con i "maledetti" di Piazza del Popolo e termina prima del ’68, quando si percepiscono quelle tensioni politiche e sociali volte a incrinare lo spirito del tempo e nel sistema "Arte" fa capolino il gruppo dell’Arte Povera, destinato a cambiare radicalmente il linguaggio dell’arte contemporanea, introducendo nuovi materiali, diversi atteggiamenti e un altro fare.
Si parte da Alessandria, dove vanno in scena Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano che «pur incarnando la cultura pop, il suo ottimismo e il glamour, ne rappresentavano allo stesso tempo il lato oscuro, votati a forme di autodistruttività paragonabili a quelle delle rockstar». Nella stessa città con due maestri come Giorgio de Chirico e Renato Guttuso si crea un contrappunto ideale a questa esplosione di vibrante aggressività. A Novi Ligure rivive il clima del Piper «fenomeno di costume, oggetto di studi, simbolo di un’Italia in movimento che amava divertirsi aldilà delle barriere ideologiche e degli steccati politici destinati a esplodere di lì a poco» con tutta la Pop Art romana. A Tortona, con gli scatti di Tazio Secchiaroli (fotoreporter d’assalto per cui fu coniato il neologismo Paparazzo) si celebra la Dolce Vita. A Ovada si omaggia Pier Paolo Pasolini – viene mostrato il poco conosciuto lavoro di Secchiaroli sul set di "Accattone" -, a Casale i protagonisti sono i décollage di Mimmo Rotella – manifesti lacerati, strappati, ridotti a frammenti e poi pronti a divenire materiale per tanti collage (tecnica introdotta dai cubisti e molto in voga presso i dada) -, mentre ad Acqui Terme sono raccolti alcuni scultori come Gino Marotta, Mario Ceroli, Giuseppe Uncini, Nicola Carrino ed Eliseo Mattiacci. Infine a Valenza con l’antologica dedicata al disegnatore e pubblicitario Pino Pascali si chiude questo viaggio che, passando dall’arte al cinema alla moda (in mostra molti bozzetti di abiti delle Sorelle Fontana) sa raccontare un frammento temporale che per Beatrice fu caratterizzato da un’"innocenza" destinata a finire e a rimanere per sempre in quel cassetto di ricordi che ogni tanto ci piace aprire.
Roma Sessanta
a cura di Luca Beatrice
fino al 4 luglio 2010
La mostra è corredata da catalogo, edito da Silvana Editoriale; www.silvanaeditoriale.it
Sedi:
Alessandria
Palazzo del Monferrato: Maledetti: Angeli, Festa e Schifano
Palazzo Cuttica: La persistenza del classico. De Chirico e Guttuso
Novi Ligure – Museo dei Campionissimi: Piper Club
Casale Monferrato – Palazzo Sannazzaro: La strada. Omaggio a Mimmo Rotella
Tortona – Palazzo Guidobono: La Dolce Vita
Valenza – Oratorio di San Bartolomeo: Pino Pascali e il Carosello
Ovada – Loggia di San Sebastiano: Pier Paolo Pasolini. La terra vista dalla luna
Acqui Terme – Villa Ottolenghi: Cinque scultori
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