La nostra Città merita la compagine politica che ha scelto? Lunedì è stata scritta una delle pagine più buie della politica sidicina. Una parte, quella recitata da questa sfilacciata maggioranza di governo che non si comprende quale interesse pubblico possa perseguire. Gli ultimi accadimenti fanno emergere in maniera dura, cruda ed incontestabile la volontà di questa classe politica di non fare ciò che è meglio per la propria città, ma semplicemente di preservare quello status che effimeramente si è conseguito con le elezioni. In questo clima, a tratti grottesco, diventa difficile, ahi noi, scindere quello che è la cronaca politica dalla critica. Il senso di ciò è testimoniato dalla riunione tra pochi intimi celebrata in occasione dell’ultimo consiglio comunale e dai fatti accaduti immediatamente dopo. La tragedia – dal greco “tragoidia” (τραγῳδία), ovvero canto dei capri(e) – di cui stiamo parlando può essere riassunta in tre atti:
- Il maldestro tentativo dell’assessora De Fusco di mascherare un dipendente comunale tuttofare in pubblico spettatore, in modo da disinnescare la legittima pregiudiziale sollevata dal Consigliere Di Benedetto che faceva osservare come la seduta non fosse pubblica in quanto, in ottemperanza alle misure restrittive governative e regionali, non solo non vi poteva essere la partecipazione pubblica “in presenza”, ma neppure si erano realizzate le misure funzionali a garantire la partecipazione popolare a distanza. Pregiudiziale superata, coram populo, con una votazione consiliare “disapplicativa” (sic!) della misura nazionale.
- La “gag”, magistralmente inscenata, prima, con l’inversione dell’ordine del giorno, poi, con l’abbandono strumentale da parte dei fedelissimi pretoriani del Sindaco dell’aula consiliare in conseguenza della mancata approvazione del riequilibrio di bilancio. Della serie: la legge siamo noi!
- La soluzione geniale, escogitata per approvare il provvedimento non varato in assise. Un provvedimento reso pubblico ancor prima di essere adottato, conformemente a quanto accade nei regimi dittatoriali sudamericani, diffuso prima a mezzo stampa amica – per abituare lo stomaco del “pueblo” – per poi essere tradotto in un irrituale dispaccio dell’accomodante Vice Presidente del Consiglio Comunale.
Lontani da qualunque disquisizione giuridica su quanto detto sopra, è il caso di evidenziare però come questo governo cittadino, incurante della dignità della carica ricoperta, nella sostanza non esista più e, quella “forma”, che regge questo comune, è ben lontana dall’essere l’espressione democratica della comunità. Per comprendere ciò basta guardare il voto espresso in Consiglio. La maggioranza si è espressa, forse per la prima volta nella storia del nostro Ente, con il voto favorevole di 7 consiglieri. Ebbene nel suddetto quorum sono stati inclusi anche i voti degli aggregati dalla minoranza che sostengono il Sindaco. Una maggioranza di governo, insomma, ibrida e di fatto politicamente abusiva espressione dell’accordo di comodo. Un capitolo a parte dovrebbe essere aperto, invece, sul fronte dei voti di astensione. Quivi, infatti, è doveroso un distinguo per comprendere chi abbia realmente conservato una minima consistenza politica e onestà intellettuale da chi, invece, si pone in tal guisa unicamente per coprire scelte delle quali, per mutate esigenze (le proprie), ci si è pentiti. Un plauso ci sia consentito al Cons. Palmiero… quantomeno per il rispetto che dimostra avere per se stesso e le proprie idee. Il resto, nella sua banalità, è fuffa. In un simile contesto, il Sindaco, per atto di responsabilità dovrebbe fare un passo indietro, prendendo atto che il progetto amministrativo degli albori non solo si è rivelato inconsistente per progettualità e scopi, ma è incapace di assicurare una guida stabile e condivisa. Una divagazione, a chiosa di queste vicende, che ci fa comprendere la reale considerazione che si ha del livello culturale dei propri cittadini la troviamo in una testimonianza estratta da un noto e diffuso quotidiano on line: <<il riequilibrio di bilancio…omissis… erano previsti 90mila euro per comprare maschere ventilatori da utilizzare nelle cure dei contagiati da Coronavirus!!>>. Ora ci chiediamo e chiediamo: come sarebbe possibile utilizzare fondi comunali a tal scopo? Di grazia, che qualcuno ce lo spieghi! E mentre i “capri” continuano a cantare – nel senso greco di “tragedia” – lobotomizzando le nostre capacità cognitive gridiamo: evviva il RE!
Carlo Cosma Barra