Caro direttore,
non sto qui a ricordare che sono ben quattro anni che denuncio sul tuo giornale le disfunzioni , o meglio le vessazioni che la cittadinanza subisce ad opera di persone distratte , incompetenti ed incapaci , ma voglio analizzare il perché si verificano queste cose.
L’analisi obiettiva non può che condividere il prof Persico quando afferma che “ i politici utilizzano la burocrazia per ottenere consensi e la burocrazia utilizza la politica per conquistare continui vantaggi “. E certamente questo concetto contrasta con la legge 267\2000 , meglio definita come Testo Unico che regola le attività degli Enti Locali, laddove recita che il compito dell’amministratore locale è di indirizzo e di controllo sull’operato della burocrazia ( cioè dei dipendenti ). E qui faccio notare che il testo unico utilizza il termine di amministratori locali e non di politici. Vale a dire che chi dirige una collettività locale deve comportarsi come l’amministratore di un condominio, quindi deve fare gli interessi del condominio e non di altri. Poiché questo concetto è chiarissimo ai comuni mortali ma non ai nostri “cosiddetti” politici, ne vengono fuori le disfunzioni che tanti di noi lamentano. Il fatto poi che sono diverse le persone che si lamentano significa che il concetto di bene comune comincia a farsi strada e che le promesse facili ( posti di lavoro ed altro ) cominciano a perdere la loro efficacia perché tante persone stanno sperimentando sulla propria pelle quanto costa il vecchio detto “ tanto paga pantalone “ .
A questo punto la domanda è se ci sono speranze di ribaltare questo stato di fatto. Dobbiamo considerare che il potere è inscindibile dalle relazioni che riesce a stabilire fra la gente e che unisce diverse persone intorno ad obiettivi di volta in volta specifici. Ma questo potere per dare i frutti deve essere per forza esercitato nei confronti della burocrazia, e questo significa rischiare uno scambio spesso squilibrato di possibilità. E anche in questo ci viene in soccorso il testo unico nel quale è sancito che il potere decisionale del sindaco diventa necessario per il cambiamento di mentalità , perché permette di eliminare il rapporto negativo : compromessi, accordi segreti, abusi etc etc. Il potere decisionale deve consentire , quindi , una evoluzione dei rapporti verso nuove configurazioni eliminando o quantomeno riducendo al minimo consentito vecchi modelli di scambio , purtroppo tutt’ora vigenti. Occorre mettere in connessione diversa le componenti sociali presenti nell’organizzazione comunale, aggregare le energie disponibili sui progetti per la città : rendere i soggetti attivi e partecipi di un processo verso una nuova dignità , un nuovo tipo di scambio non subordinato al politico , ma aperto ai bisogni emergenti della società. Solo così , penso, che la città possa ottenere una risposta positiva ai problemi quotidiani. Ermanno Rea nel suo libro “ Mistero Napoletano” racconta di una ragazza che piangeva senza ritegno tanto che sembrava un pianto di gioia…Quella ragazza stava scoprendo in quell’istante un’emozione nuova : quella della speranza come bene collettivo, sociale oltre che individuale.
Quella ragazza era la nostra Città,…la nostra Teano!
Carmine Corbisiero