… inferior longeque agnus”: il lupo, lungo il fiume, si abbeverava, stando a monte dell’agnello che pure si abbeverava molto più in basso. Ma il lupo, alla ricerca di un pretesto, accusa l’agnello di sporcargli l’acqua, e questi gli fa notare di non poterlo fare, stando più in basso di lui; allora torna alla carica dicendo che una volta ha parlato male di lui, ma l’ovino ribatte che all’ epoca dei fatti narrati egli non era manco nato. Ma il lupo conclude che se non era stato lui, lo aveva fatto certamente il montone suo padre, e gli salta addosso sbranandolo.
Deve essersi rifatto senz’altro a questa favola di Fedro, scrittore latino vissuto a cavallo della nascita di Cristo, il buon Naif di Casafredda, come lo amava definire il compianto nostro Direttore Antonio Guttoriello, il “tutto sommato” simpatico ex – vicesindaco Sandro Pinelli, nel definire il suo Sindaco “un lupo travestito da pecora” in un post pubblicato su Facebook il 18 u.s.
Pensiamo si riferisse allo sport preferito dal Sindaco, quello di portare alle stelle, e subito dopo alle stalle, i consiglieri del suo gruppo i quali, passando il tempo, non si asservivano più completamente al suo volere ed alla sua adorazione, accusandoli perciò di “lesa maestà”, salvo poi a rinfacciare loro di averlo lasciato solo. Un po’ come il lupo di Fedro alla ricerca di un pretesto per sbranarsi l’agnello e restare il padrone incontrastato del fiume, ma con la presunta ragione dalla sua parte.
Ho stima, e non è la prima volta che pubblicamente lo affermo, per la intelligenza politica e non, per la competenza amministrativa e per la dedizione del nostro Sandro, ma non posso assolutamente averla per la sua “sagacia” laddove colui che la possiede è ritenuta “persona accorta, perspicace, pronta e acuta nell’intuire e nel valutare i varî elementi di una situazione, nel cogliere l’essenza di qualche cosa” (Enciclopedia Treccani). Mi pare estremamente tardiva la sua intuizione, laddove da più parti essa veniva riportata e segnalata come una delle peggiori iatture che potessero capitare alla nostra città. Ma avrà avuto i suoi buoni motivi se questa sagacia repressa si è scatenata all’improvviso in questo finire dell’anno; gliene diamo atto, soprattutto perché molti altri suoi colleghi continuano a non averla: beati monoculi in terra caecorum! Mi si lasci passare il ricorrente “latinorum”, per dirla con Renzo Tramaglino, ma sempre meglio dell’odioso inglese imperante, nonostante la presuntuosa “brexit”.
Stessimo in una seconda elementare di tanti anni fa, pregheremmo il “capoclasse” di fare un elenco dei buoni e dei cattivi, da scrivere alla lavagna, i nomi degli uni e degli altri, ma di fornirci preventivamente il criterio in base al quale li assegna in un gruppo anziché un altro; e soprattutto di spiegarci perché il travaso da un gruppo all’altro e dall’altro al primo è un flusso costante e ciclico. L’amico Sandro, che due anni e mezzo fa era l’Optimum ora è un cattivo? E De Fusco che era un cattivo perché definito improduttivo, è stato poi un buono e, ripassato di nuovo tra i cattivi, adesso di nuovo buono? E alcuni consiglieri eletti all’opposizione, e quindi cattivi, son diventati buoni alla casa o per la casa del Re? E la Presidente del Consiglio, le cui dimissioni sono ancor fresche di scrittura, fino a ieri era buona ed oggi è cattiva? Ma potrebbe ridiventare buona, come il Magellano, già cattivo, poi buono ed ora di nuovo cattivo e via di questo ridicolo passo.
Fin qui ci è piaciuto scherzare, ma le cose sono angosciosamente serie, e vi spiego perché:
- Perché gli alunni presenti in questa scuola non sono il frutto casuale dell’obbligo scolastico, ma sono stati scelti uno per uno dal capoclasse. E questi ora ammette di aver sbagliato. Perché? Forse perché li ha scelti unicamente per il loro peso “in voti” e non per loro manifeste capacità politiche, organizzative ed amministrative o anche caratteriali? E allora, se ora se li ritrova come sono la colpa è soltanto sua: avrebbe dovuto sapersi sostituire alla mancanza direttiva di un partito che, come i vecchi tempi, studiava gli uomini, prima che i loro voti, e comunque costantemente li guidava e li seguiva. Ma questo non accade dalla seconda Repubblica in avanti.
- Perché il capoclasse, per quanto deluso, forse più da sé stesso che da loro, non può trinciare giudizi a volte offensivi, perché il mantello della politica non può coprire valutazioni sconvenienti fatte proprio nel suo campo da persone poste ai propri vertici: dire pubblicamente che Tizio è un incompetente lavativo ne scredita immediatamente ogni credibilità futura, almeno nel settore di cui parliamo. Gli provoca un chiaro danno, ma se la “sagacia” di quest’ultimo è minima, e non se ne accorge, o gli conviene non farlo e non si ribella, contento lui contenti tutti.
- Perché un elenco fluttuante, proprio perché tale, fatto dal capoclasse, genera una confusione enorme e, per di più, ha alla base del suo fluttuare motivazioni poco costruttive; cioè la spinta e la valutazione per passare da cattivo a buono, è basata su tutto, meno che sulla “buona condotta”, o sul migliorare il proprio saper “leggere e scrivere”. Intanto la città con “l’uomo solo al comando” langue ogni giorno di più tra strade pietose, immondizia sparsa dovunque, illuminazione pubblica al lumicino o inesistente, disservizi di ogni genere a fronte di un imminente aumento di tasse comunali, come da questa testata già riportato.
Siamo al “redde rationem” (ancora latino…uffa!) ed i danni fatti, per mera esaltazione egocentrica, ad uno stuolo di giovani che meritava altra e più generosa attenzione, ed alla città intera, sono IRREPARABILI.
“Che Dio ci aiuti” è il titolo di una vecchia fortunata serie televisiva.
Claudio Gliottone