Secondo Strabone era in epoca augustea la maggiore città della parte interna della Campania dopo Capua. In questo periodo, di grande sviluppo urbanistico, si estese dalla sommità del colle verso la pianura, e si arricchì di edifici pubblici: un anfiteatro, un foro, un teatro – tempio di età tardo repubblicana e ampliato nella media età imperiale, con capienza stimata a circa 5000 persone, templi e strutture termali. Era, quindi, conosciuta come Porta della Campania. In virtù di ciò, oggi, il “principe” D’Andrea, ha ulteriormente nobilitato l’ingresso della Città erigendo un enorme “portone” in metallo e plexiglass oggetto di studi di tutte le Soprintendenze nazionali e preso a modello da tutte le Città storiche dell’Umbria, della Toscana o della Romagna.
Avemmo già modo nel mese di novembre del 2020 di trattare l’argomento e di esaltarne le peculiarità storico-architettoniche-estetiche. Da allora si sono susseguite, da parte dei vari “valvassori”, alleati del “principe” D’Andrea e che siedono sugli scranni alti del Municipio, diverse iniziative, tavole rotonde e convegni per apprezzarne l’iniziativa. Forti anche del fatto che il DUP 2020-2022 da essi stessi approvato prevede “……la tutela e sostegno, di ristrutturazione e manutenzione, dei beni di interesse storico, artistico e culturale e del patrimonio archeologico e architettonico”.
Per le persone meno acculturate, meno dotate di senso estetico e del culto del bello, rimane l’instancabile opera sublime di Valter Giarrusso. Fotografo affermato e di rara sensibilità, solletica e accarezza gli occhi dei suoi concittadini con immagini di Teano da sogno. Un sogno, appunto, quello di Giarrusso espresso con la grafia della luce. È evidente come le sue immagini di ogni angolo di Teano, anche quello più recondito, altro non sono che l’espressione intima di vederla, così, esaltata nella sua antica bellezza. Un desiderio che diventa denuncia prorompente nei confronti di “principi” e “valvassori”, indegni eredi di cotanta bellezza. Un desiderio, però, che involontariamente potrebbe ingenerare una sorta di “pubblicità ingannevole” per il forestiero, per il potenziale turista, i quali, abbacinati da immagini tanto idilliache, nel giungere alla “porta della Città”, vengono già storditi dalla accoglienza riservata a loro attraverso l’installazione di un enorme “portone” in metallo e plexiglass. Ci riferiamo alla installazione “di un cartellone pubblicitario dalle dimensioni mastodontiche ad immediato ridosso della domus romana ed in prossimità del Santuario di S. Antuono”. Alla sua sinistra, annichilito ed umiliato, un pannello rappresentante la Città Medievale. Ora, ci chiediamo, ed ergendoci a paladini del sogno di Giarrusso, perché quei “valvassori”, almeno per una volta, non redigono una petizione indirizzata al proprio “principe” chiedendo l’immediata rimozione di quella indegna bruttura posta all’ingresso della Città? Non lo chiediamo per noi, ripetiamo, ma solo ed esclusivamente per uno degli ultimi cittadini sognatori di Teano, Giarrusso appunto. Un segno, che sia uno, a dimostrazione dell’effettivo e veritiero sentimento di appartenenza e di orgoglio per quella Città Porta della Campania. Se così non sarà, caro Giarrusso, interpreti del tuo nobile sentimento, noi ci abbiamo provato e, quindi, in caso contrario non ci resta che constatare che “de rustica progenie semper villana fuit”.
Pasquale di Benedetto