L’impatto emotivo generato dalle immagini che qui appresso pubblichiamo basterebbe da solo: ogni commento sarebbe vano.
In un territorio distrutto da mille negatività, la prima è senz’altro la congenita strafottenza del suo popolo, alla base di tutti i suoi malanni: non v’è dubbio.
Così diventano paradossalmente patetici tutti i vani tentativi non esaltanti, e di pochi esaltati, che continuano, con imperterrita costanza, a pubblicizzare bellezze imperscrutabili della nostra città sui media più disparati. Anche i nomi dei gruppi che accomunano queste persone promettono cose nei fatti non vere, solamente perché non godibili come dovrebbero: “La mia Teano…”, “Prima Teano…”, “Sei di Teano se…” e via dicendo.
Quando parliamo di epoche storiche diciamo “la civiltà greca”, la “civiltà egizia”, “la civiltà persiana”, “la civiltà romana” e così di seguito; son passate alla Storia non solo per le Piramidi, o il Colosseo, o le tombe etrusche, per intenderci. Lo hanno fatto per un coacervo di sviluppo sociale, culturale, artistico, organizzativo, politico, giuridico che ha generato una “civiltà”, della quale ha goduto la intera umanità, in ogni parte del mondo.
Questo viver civile si forma e si afferma grazie alla manifesta compartecipazione delle due componenti fondamentali della società umana: il singolo e la comunità organizzata. Ognuno ha un suo ruolo, ma interdipendenti tra loro; e se uno dei due viene meno al suo, subentra l’altro, reversibilmente. I ruoli sono diversi e chiaramente basati su potenzialità diverse, e solo quando marciano insieme, potenziandosi o sopperendosi reciprocamente, nasce e cresce “la civiltà”. Quando una delle due viene meno ai suoi compiti o, peggio, vengono meno tutte e due, allora cresce e si diffonde il vivere da incivili,
Fatta questa necessaria premessa, chiediamoci quali sono le cause che producono e, ahimè, reiterano, direi quotidianamente, lo scempio qui documentato per immagini. Semplice: le responsabilità sono comuni, di tutte e due la parti che son venute e vengono costantemente meno in plateale continuità ed in tanti settori. Il singolo ha comportamenti ineducati ed asociali, la comunità non provvede a sopperire alle necessità di quello e tanto meno ad educarlo o a punirlo se trasgredisce.
Allora le strade si riempiono, per maleducato comportamento, di rifiuti ingombranti e pericolosi, perché il singolo è oppresso dalla necessità di sbarazzarsene, anche se lo fa in maniera incivile, e la comunità non è in grado di offrire i servizi perché ciò non accada, né di sanzionare il suo agire scorretto. E si va avanti così, in questo come in mille altri casi.
Responsabilità equamente distribuite; il problema specifico, quello nostro, sorge quando ci si rende conto che questo accade solo nel nostro paese, quello dalle mille bellezze tanto decantate dagli illusi di adescare un redditizio benefico turismo. La regola del “mal comune, mezzo gaudio” si infrange pateticamente se solo ci si allontana di qualche decina di chilometri da Teano, circondato ovunque da paesi puliti, ben tenuti, organizzati, dove esistono discariche e raccolte dei materiali ingombranti, dove le strade sono pulite dalle erbacce e curate nel manto di asfalto, ed illuminate e video sorvegliate.
E ci si chiede allora dove sia finito il tanto decantato “Osservatorio rifiuti zero” che avrebbe dovuto innescare anche a Teano una “rivoluzione ecologica” e sposato dal nostro Sindaco in occasione di un convegno qui tenutosi un anno fa presso l’Istituto Alberghiero alla presenza dello scienziato americano Paul Connet, fondatore della strategia “rifiuti zero”. Le solite eco”balle”, giusto per restare in tema.
Questo non giustifica punto la maleducazione del singolo, ma qualche altra piccola riflessione dobbiamo pur farla: la civiltà, infatti, nasce e resta tale se tutto, intorno, funziona bene. Vivere nel pulito e nell’organizzato è il più grande incentivo a migliorarsi ed il più grande impulso a non degenerare: anche i maiali, notoriamente adusi a vivere nella melma, restano fisicamente puliti e “piacevoli” negli allevamenti moderni, concettualmente lontani mille miglia dalla vecchie stalle dei nostri contadini, che sovente instauravano con dette bestiole una vera e propria convivenza.
E allora se, mangiata una caramella dall’involucro elaborato, devo scervellarmi per comprendere in quale secchio differenziato devo gettare la carta lucida esterna, e poi quella inserita sotto la prima, ed infine quella a diretto contatto con la caramella, e poi non ho la facile possibilità di smaltire un frigorifero rotto, o una lavatrice che non funziona, o il classico materasso, ormai esacerbato emblema del nostro spinto consumismo, allora i conti prioritari mi pare che proprio non tornino.
Ho esposto della idee, ed illustrato degli alibi. Giudicate voi contro chi sia più opportuno imbastire un ipotetico processo: contro il singolo, o contro la comunità? Ma, mentre ci pensiamo, cominciamo tutti, uno per uno, a diventare più “civili” ed a non imbrattare questo, un tempo, bel paese.
Claudio Gliottone