Se Vincenzo Salemme avesse la possibilità di leggere l’articolo Il Sindaco del Rione Sanità in versione elettorale, ricordando il suo film "L’Amico del Cuore", direbbe al Severino Lo Giudico: "hai scritto un articolo sferzante. Questa è la parola giusta: sferzante!". In effetti, se quanto raccontato non fa una grinza dal punto di vista della leggenda e della storia, da un altro, a coloro i quali hanno occhi per guardare ed orecchie per sentire, incute non poco sconforto e tristezza.
Se da oltre un trentennio, grazie alla sua sapiente opera, tal vecchierel che immaginiamo canuto e bianco, così come narrato è riuscito a determinare le sorti di Teano, guardandoci intorno riteniamo forse che i suoi consigli e le sue indicazioni, non è che siano risultati tanto azzeccati. E, non siamo certo noi a dirlo, ma è l’evidenza dei fatti e della realtà a confermarlo.
Santoni, maghi, profeti ed eremiti sono personaggi di altri tempi e, continuare ad interpellarli, è un pò come farsi leggere la mano da una chiromante. Immaginiamo che, IL PROTAGONISTA, così come costui viene "amorevolmente" apostrofato nell’articolo di cui sopra, sia convinto di essere tale, preso quasi in un delirio di onnipotenza.
Non ci occorrono strateghi d’alta politica o eminenze grigie. Tutt’altro. Se si vorrà invertire rotta, ci auguriamo che la prossima competizione elettorale, la possa vincere la squadra che risulterà credibile e scevra da inciuci ed accordi di basso profilo. Non occorrerà solo vincere, ma come si direbbe in gergo calcistico "occorrerà mantenere anche il risultato".
A tal proposito, visto che di materia grigia ne siamo dotati un pò tutti, ci piace ricordare la poesia Ricunuscenza, del grande Antonio De Curtis.
Nei versi, il protagonista racconta di un brutto sogno, nel quale era da solo su una montagna. All’improvviso, sente un lamento ma non riesce a capire da dove arrivi. Immagina sia il vento, ma poi riesce ad individuare un serpente che schiacciato sotto dei sassi chiedeva aiuto. Il buon uomo, si prodigò per aiutare l’animale e, mentre lo liberava, gli chiedeva chi lo avesse ridotto in quello stato. L’animale, riprendendosi, abbracciò il suo salvatore attorcigliandosi al suo corpo, stringendo sempre più. L’uomo, nell’accorgersi che la presa diventava sempre più stretta, si rese conto che il suo cuore batteva sempre più forte al punto da fargli mancare le forze.
– Chisto è ‘o ringraziamento ca mme faje?
Chesta è ‘a ricunuscenza ca tu puorte?
A chi t’ha fatto bbene chesto faje?
….Ca si’ cuntento quanno ‘o vide muorto!
– Amico mio, serpente i’ songo nato!….
….Chi nasce serpe è ‘nfamo e senza core!….
….. Perciò t’aggia mangià! Ma t’he scurdato
….. ca ll’ommo, spisso, fa cchiù peggio ancora ?!
A buon intenditor, poche parole.
Luciano Passariello