Con la seconda ondata COVID, è inutile rimarcare come la nostra stabilità psico fisica è stata nuovamente e duramente messa alla prova.
In Campania siamo passati da essere una regione gialla a rossa in tempi brevissimi. Adesso siamo di nuovo arancioni, e chissà come andrà a finire.
Tralasciando i colori, quello che davvero cambia è il modo in cui riempiamo le nostre giornate e la nostra idea di libertà. Per ogni salto da un colore all’altro, perdiamo o riacquistiamo parti di quotidianità.
E in questo scenario il tema scottante, che è direttamente connesso alle varie zone di rischio contagio, è sicuramente quello del lavoro. Chi ha un lavoro in questo momento, è spesso costretto a ritmi serrati, dovendo costantemente fare i conti con l’organizzazione degli ambienti e degli strumenti.
Dall’altra parte invece c’è chi, ancora, non può esercitare la propria professione, perché considerato potenzialmente rischioso per il propagarsi dei contagi.
O ancora chi, purtroppo, a causa del Covid, il lavoro lo ha proprio perso. Dall’esplosione del coronavirus in Italia, sappiamo essere turismo, fiere specializzate, commercio e agricoltura, i settori maggiormente colpiti.
Lo stesso commissario europeo con delega all’economia, Paolo Gentiloni, dichiarò che le ricadute “sarebbero state pesanti”. Si, ma quanto pesanti? E mentre questa domanda riecheggia nelle albe insonni di chi più è stato saccheggiato da questo virus, ci prestiamo ad annotare all’imbrunire, la crescita esponenziale dell’azienda di Seattle: AMAZON. È proprio nei mesi di lockdown e restrizioni – da Gennaio a Ottobre – che il colosso Amazon ha assunto 427.300 persone, portando il numero globale dei dipendenti a oltre 1,2 milioni, con un incremento di più del cinquanta per cento rispetto a un anno fa. Cosi, da stabilirsi al terzo posto per numero di dipendenti, sorpassata solo da Walmart (2,2 milioni) e da China National Petroleum (1,3 milioni).Tale crescita affiancata all’altrettanto crescita dell’uso di tecnologie digitali, rivolte anche al mantenimento delle relazioni con gli altri, svolgono certamente una funzione utile in questo nefasto periodo, alleggerendo il disagio emotivo associato all’isolamento, ma ciò nonostante, non sono in grado di dare sostanza all’individualità personale, né sono dei validi sostituti del sedersi insieme ad un tavolo, guardarsi in faccia, avere una conversazione reale. Comporta tutto questo una forte perdita di empatia, sminuendo il vero senso di comunità, spesso sostituito con il concetto di community, che poi è una cosa ben diversa.
Per ricreare l’idea o un senso di comunità ci deve essere una riscoperta delle relazioni personali, quelle vere, quelle investite di empatia; cioè la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nelle problematiche di una persona.
Il natale è ormai alle porte, abbiamo abbellito e illuminato le nostre case, abbiamo colorato qualche volto spento, riacceso candele e speranze. Con felicitazione accogliamo più di qualche evento benefico, iniziative per i più deboli, la riscoperta del famoso caffè sospeso a Napoli, come la nascita del Panettone sospeso a Milano. Ecco, forse è in queste piccole cose che più riecheggia il senso di comunità.
Il senso che il teanese potrebbe assaporare scegliendo, per esempio, di fare acquisti nelle piccole realtà commerciali locali preferendole all’acquisto online, supportandole in questo momento così desolante, dove tutto era previsto, meno che quest’avversità. Una scelta che può tenere ancora vive le braci di una Città che, alzando le sue saracinesche sceglie ancora di crederci, mettendo il cuore e le mani nel fuoco. Una città che con un “come posso esserLe d’aiuto?” è pronto a dare una risposta ad ogni domanda. Un senso di comunità, questo, che può sopravvivere ad ogni restrizione, che può sposarsi sia con il narcisista che si senta superiore al virus ostentando la noncuranza, e sia con chi presenta tratti evitanti anche al minimo contatto.
Le tragedie sono un po’ come gli esseri umani. Arrivano, nessuno sa quando, perché o come; e spariscono, nessuno sa quando, perché o come. Tutto è come la vita, come noi; teanesi che scegliendo e acquistando per la comunità, si troveranno a scartare un vero regalo. Un regalo voluto, incartato di futuro.
Ilaria Esposito