Lo studio del PUC, nella parte relativa al settore archeologico, pur confermando la validità dello stesso e la necessità di creare un parco archeologico che sia inclusivo dell’intero territorio, desta non poche preoccupazioni circa la sua fattibilità e, cosa più importante, la sua organizzazione. A differenza di altri contesti storico-naturalistici Campani, l’antica Teanum Sidicinum è una delle poche realtà archeologiche di cui si ha una delimitazione ben precisa grazie alla sopravvivenza del tracciato delle antiche mura urbiche di epoca romana. Le indagini geofisiche effettuate dalla British School at Rome, unite alle diverse segnalazioni e agli scavi d’emergenza degli ultimi anni, hanno confermato la sopravvivenza, nelle aree oggetto di indagine, dell’intero tessuto urbanistico antico. Guardando gli stralci planimetrici della Carta Archeologica, su cui tra l’altro sarebbe necessario un ulteriore approfondimento, si evince un forte caos legato alle aree vincolate che potrebbe portare a difficoltà serie nell’attuazione del progetto del Parco. A tale scopo sarebbe auspicabile prevenire eventuali problematiche attraverso un approccio diverso, basato sulla realizzazione di due diverse tipologie di “Parco”: il primo, che potremmo definire Parco Archeologico di tipo “classico”, si baserebbe sulla realizzazione di una vasta area monumentalizzata sul modello dei più noti parchi nazionali come ad esempio Paestum, Pompei o Ercolano, definita dal percorso dell’antico circuito murario più un’area di salvaguardia esterna con limiti da definire; il secondo, che potremmo definire Parco Archeologico di tipo “diffuso”, interesserebbe tutte le aree archeologiche e storico-naturalistiche disseminate nel vasto territorio comunale, molte delle quali unite da una già esistente sentieristica che andrebbe solo resa meglio fruibile alle diverse tipologie di turisti.
La realizzazione di un Parco Archeologico di tipo “classico” avrebbe in primis la funzione di tutela dell’antica Teanum Sidicinum dal punto di vista paesaggistico e permetterebbe una migliore pianificazione strategica degli interventi da realizzare in ottica futura (al riguardo, nel caso di Teano si potrebbe utilizzare un modello strategico simile a quello utilizzato per lo scavo e la fruizione/valorizzazione dell’antica Norba). Per raggiungere tale obiettivo, tuttavia, urge un diverso sistema di vincoli che comprenda l’intero settore dell’antica città, a partire dal centro storico fino ad arrivare alla città bassa (compresa la zona di salvaguardia esterna alle mura urbiche), e non singoli vincoli che potrebbero essere oggetto di dispute e ricorsi (come già accaduto nel recente passato). Questo, inevitabilmente, sposterebbe l’asse centrale del Parco dal “Centro Storico-Teatro” all’intera città antica, trasformandola nel polo attrattore dell’intero territorio sidicino (e oltre).
Per quanto riguarda il resto del territorio, anche qui si può notare una carenza di vincoli per la tutela dei centri urbani (in particolare, come riportato nella Carta Archeologica, non è chiaro come non sia tutelato il nucleo urbano di Petra, essendo tra i più antichi del territorio, e la vicina cappella in contrada Orsi, oggi in stato di rudere ma dal forte valore storico per il territorio di Casafredda; stesso discorso per il sito archeologico di S. Bartolomeo). Altra questione riguarda la realizzazione di nuovi sentieri, su cui sarebbe auspicabile un approccio più cauto per non disperdere risorse utili per progetti più urgenti.
Alla luce di ciò, pur considerando valida la proposta esaminata, si auspica una migliore programmazione per la realizzazione del Parco Archeologico (cittadino e territoriale) e una più funzionale pianificazione della sentieristica territoriale.
Fratelli d’Italia sezione di Teano (CE)