Ci si divertiva con poco: ritagli di stoffe, fogli di giornali migliaia e migliaia di coriandoli, trombette, stelle filanti. Nelle case nonne, mamme, zie alacremente intende a frugare in armadi, a trovare vestiti dismessi, ritagliare pezzi di stoffe variegate per confezionare un vestito adatto al periodo del Carnevale. Minuziosa ricerca di bottoni colorati, in mancanza, si optava per un vestito di carta. I preparativi iniziavano alcuni giorni prima in modo da essere pronti per la festa più pazza dell’anno per sfoggiare il vestito più strambo o più somigliante alle tipiche maschere: Pulcinella-Arlecchino- Pierrot-Colombina-una Principessa-un orsacchiotto od altre.
Era una popolare festa paesana che si esauriva in poche ore ma richiedeva giorni e ore di lavoro per far felici bambini. A tanto lavoro nascosto era la creatività artigianale e inventiva per il momento folcloristico onde poter cogliere al meglio lo spirito della manifestazione. Di buon mattino,nei pressi degli orti di S.Lazzaro, un ortolano allestiva una rustica carretta, scardinata e sgangherata trainata da un asino, ai due lati delle sponde si ergevano a mo’ di candele otto porri, al centro, un giaciglio di paglia dove era adagiato un pupazzo di stoffa imbottito di cenci e carta Questi personificava Carnevale ovvero Pulcinella con al seguito moglie Zeza addolorata, in abito nero,capelli sciolti. Verso le ore 14 la carretta si muoveva preceduta da figure mascherate, da musici improvvisati, da pastore con ciaramella, da contadino con organetto che davano il la agli altri strumenti rustici creati artigianalmente per richiamare gente.
Ecco alcuni strumenti: lo "Scetavajasse" due bastoni di legno uno pieno di piattini di latta che fregandosi diffondevano suono, il "Triccabballacche" tre bastoni di legno di cui uno fisso,gli altri due sospinti sul fisso davano altro suono. Il "Putipu’ " recipiente cilindrico di latta o di legno in testata coperto di pelle forata al centro per introdurvi bastone di legno che mosso dall’alto in basso provocava suono rumoroso,forte; "Scacciapensiero" arpa a bocca che pizzicando la corda di metallo ampliava le onde sonore le "Tammurrelle" due cerchi di legno racchiusi da pelle e piattini di latta che agitati provocava un suono caratteristico;le "Nacchere e castagnole" due pezzi di legno incavati al centro che impugnati tra le dita fino al centro delle mani sbattuti tra loro esaltavano un ritmo allegro e scoppiettante.
Gli strumenti richiamavano la popolazione lungo tutto il percorso e i bambini mascherati si accodavano strombazzando. Dalla via Gigli la lunga sosta in Piazza della Vittoria per una esibizione di balli e canti carnevaleschi, le finestre ed i balconi si aprono mentre un questuante invita gli astanti ad elargire monetine e per i bambini cadevano caramelle. Al ritmo sfrenato delle danze del "Saltarello – Tarantella – la Quadriglia chiudeva l’esibizione e il corteo si incamminava verso fuori la "fontana". Altra sosta, altra esibizione, ancora musica, balli, canti popolari mentre qualcuno intonava "Cicerenella e Zeza-Zeza" (peccato che non ricordo i versi)
Il questuante fa il giro e,essendovi in piazza tanti negozi, nel sacco di iuta vengono introdotti:pane-castagne,vino ecc. Al calar del sole il corteo si inoltra lungo il "muraglione" per ritornare donde era partito. Piu’ tardi lo sparo dei fuochi d’artificio sanzionava la fine di Carnevale che imbottito di tricche-tracchi saltava in aria tra la gioia dei bambini e lo strazio di Zeza piangente.