L’espressione fu creata, agli inizi del ‘900, dal Cancelliere tedesco Von Bulow con riferimento allo atteggiamento ondivago ed infido manifestato dall’ Italia, la quale dopo aver aderito
alla Triplice Alleanza (innaturalmente, perchè i suoi nuovi alleati erano i suoi antichi nemici:
l’Austria e la Germania), allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, cominciò a barcamenarsi alla ricerca di maggiori vantaggi e finì per aderire, alla fine, alla Triplice Intesa (con Inghilterra, Russia e Francia) contro i suoi primi alleati.
Non fu una bella pagina di Storia patria, almeno nell’aspetto della considerazione che una azione nata da poco più di trent’anni avrebbe dovuto guadagnarsi nel contesto internazionale.
Storia che si ripetette, pur con diversissimi caratteri e motivazioni, durante la Seconda Guerra mondiale, perché anche allora, in buona sostanza, finimmo la guerra in una posizione diametralmente opposta a quella che avevamo all’inizio, anche se ne esistevano tutte le più valide giustificazioni.
Il Valzer è un gran bel ballo, anche faticoso, dotato forse di poche figure, ma piacevolissimo nella sua esibizione che vede i ballerini girare continuamente, in modo non vorticoso, ma dolce ed armonioso, coinvolgente sia chi lo pratica che chi lo osserva.
Questo vale anche per i tanti ballerini della politica locale che in maniera lenta o vorticosa girano di gruppo in gruppo, variandone con insolita sapienza la durata della permanenza prima di continuare il giro ed approdare, non si sa per quanto tempo, ad altro gruppo.
E’ anche questo uno spettacolo bellissimo: per goderlo appieno basta solo ripetersi mentalmente, come base musicale, le note del “Bel Danubio blu” di Strauss: “tatara tà tà, tattà, tattà; tatara tà tà, tattà, tattà”.
Che meraviglia, ragazzi!
Come non accordare a questi personaggi tutta la nostra stima e, soprattutto, la nostra fiducia elettorale? Come non fidarsi di loro come l’Austria e la Germania della Triplice Alleanza si fidarono dell’Italia nel 1914? Non bisogna manco pensarlo!
I più sono giovani, belli, dall’aspetto prestante, come non ammirarli, rendendo anche lecito un pizzico di invidia?
Poi, svanite le note musicali, torni in te: e comprendi tutta la loro avvilente pochezza mentale, la debolezza e la fatuità dei loro comportamenti, le recondite finalità che li animano, lontano mille miglia da quelle che, con protervia e presunzione, vanno proclamando, ed infine la banalità delle motivazioni addotte per voltare le spalle all’amico di ieri.
Avvilente, amici lettori: tutto drammaticamente avvilente!
Cos’altro dire se non continuare a ripeterci nella mente: …“tatara tà tà, tattà, tattà; tattara tà tà, tàttà tattà”.
Claudio Gliottone