Nonostante la rinnovata fiducia della Maggioranza consiliare e dello stesso Sindaco Di Benedetto, la vicenda che ha visto protagonista l’assessore al turismo e cultura, la professoressa Gemma Tizzano non è affatto conclusa.
La votazione espressa nell’ultimo consiglio comunale con la quale la maggioranza assolveva di fatto l’assessore rappresenta solo una levata di scudo della maggioranza ma non elimina il motivo del contendere.
La scorsa estate, nell’ambito delle manifestazioni organizzate dall’Asssessorato al turismo e dunque sotto la diretta supervisione dell’assessore Tizzano, furono approvate alcune delibere di Giunta Comunale attraverso le quali si coinvolgevano le associazioni locali per la realizzazione di particolari eventi. Tra questi l’utilizzo della sala conferenze del Loggione per la realizzazione di una mostra da parte dell’associazione Area 51 della quale, con abbondanza di prove, è stato dimostrato da parte dei proponenti la mozione di sfiducia, che ne faceva parte anche il figlio dell’assessore Tizzano, a cui si addebita anche la partecipazione ad un’altra delibera, questa volta a favore degli Amici del Museo di cui la Tizzano risulta essere membro del consiglio di amministrazione.
Il relatore della minoranza consiliare, l’avvocato Giovanni Scoglio, nel suo articolato intervento in cui sottolineava con molta precisione i punti di contestazione e le relative prove, non ha mancato di precisare come la richiesta di dimissioni non mette in dubbio l’onorabilità della professoressa e del proprio figlio, ma chiariva invece come quelle delibere la Tizzano non avrebbe dovuto sottoscriverle. A questo proposito la stessa Tizzano con molta determinazione definisce le contestazioni " inesistenti e inconsistenti".
Una leggerezza? Inesperienza? Certamente perché l’astensione della Tizzano non avrebbe comunque compromesso l’esito della delibera ma si fa rilevare da più parti che trattasi un problema di opportunità, di etica e di rispetto per le norme che in questo caso parlano chiaro.
Le minoranze consiliari non intendono accettare il risultato della votazione che, per alcuni, è sembrato solo un atto di prepotenza da parte della maggioranza e per questo c’è l’ipotesi dell’invio della documentazione al Prefetto di Caserta perché valuti la fondatezza delle accuse della minoranza.
Per un’amministrazione che della trasparenza ne ha fatto una bandiera, questo episodio è una tegola che può lasciare il segno se non gestita con la massima coerenza.