Sulla vicenda del SERT si sta consumando una delle più aspre battaglie, anzi una vera e propria guerra civile, tra i portatori dei diversi interessi legati alla permanenza o trasferimento di questa struttura oltre i confini del nostro comune.
Tutto è cominciato con la necessità di liberare i locali di Viale Italia, di proprietà della Curia Vescovile, dai servizi ASL e quindi anche del Sert. Mentre la direzione e gli uffici del Distretto sanitario sono stati trasferiti in modo indolore presso l’ex Ospedale di Teano, per il Sert era stata ventilata l’ipotesi di un trasferimento presso il vicino comune di Pietravairano, che aveva reso disponibili i locali necessari.
Di fronte a questa ipotesi è scoppiato il parapiglia perché tra gli stessi consiglieri comunali di maggioranza ma anche di minoranza, le opinioni non erano e non sono tutt’ora concordi. C’è chi non sottace l’orientamento a che la struttura possa anche essere trasferita altrove e chi invece ritiene che debba rimanere a Teano. E’ sorto un comitato semispontaneo di cittadini che intendono difendere la permanenza della struttura in città, una opinione pubblica con diversa sensibilità che spinge nell’una e nell’altra soluzione a seconda del coinvolgimento personale o familiare con il fenomeno, medici ed infermieri che difendono a spada tratta il SERT in città, sospettati di curare solo i propri interessi, insomma uno scontro che, in alcuni casi sa di demagogia, in altri di opportunismo, in altri di vera e propria preoccupazione per i riflessi negativi di questo servizio sulla comunità che lo ospita ed in altri di assoluto distacco dalla realtà e dalla gravità del problema.
Questo accade perché se è vero che la decisione finale è dell’ASL che in fin dei conti deve garantire il servizio SERT e pur vero che spesso le decisioni di questi Enti risultano fortemente influenzate dalla volontà politica degli amministratori del luogo ove i servizi devono essere erogati. E qui casca l’asino.
Quel’è la vera volontà della nostra amministrazione? ha veramente un orientamento? quante anime convivono all’interno dell’organismo decisionale? C’è chi spinge per uno spostamento in altro comune, chi invece perché resti in città, chi lo vuole in quel posto e non in quell’altro, chi suggerisce di fare spostamenti logistici per fare quadrare il cerchio.
Martedi prossimo, il consiglio comunale sarà chiamato ad esprimersi su questa vicenda anche sotto la spinta e sollecitazione di due petizioni che, a leggerle bene, non sono poi tanto diverse. Una, presentata da un comitato spontaneo chiede di non consentire il trasferimento del SERT in altro comune, con l’altra, in fase di completamento, ma a quanto ci risulta anche con notevole successo di condivisione, i firmatari chiedono di scongiurare l’ipotesi di un trasferimento del SERT in viale S.Reparata, presso la struttura che attualmente ospita il servizio veterinario. Gli argomenti utilizzati dai firmatari sembrano basati su considerazioni del tutto condivisibili, soprattutto per la parte che riguarda la privacy, l’idoneità della struttura e la sicurezza ambientale.
Scarseggiano per la verità ipotesi che contemplino insieme la difesa del diritto delle fasce deboli, il diritto all’assistenza ma anche la sicurezza delle famiglie, dei giovani e della normale convivenza civile. Mancano le idee ma abbonda l’ipocrisia. Proprio per questo motivo non andrebbero criminalizzate le proposte che non condividiamo, ad una proposta può esserne contrapposta un’altra ed il confronto civile deve prendere il posto delle contrapposizioni che spesso sono dettate più da interessi particolari che da senso civico.
Per non partecipare al circolo delle ipocrisie, precisiamo che abbiamo sottoscritto le due petizioni ritenendole non ostative per la individuazione di una soluzione che possa tenere conto delle diverse posizioni e degli interessi legittimi di tutte le parti. Già nel lontano 2004pubblicammo un articolo con il quale si sollecitavano le autorità competenti perché provvedessero a delocalizzare la struttura del SERT, per garantire ai frequentatori la giusta riservatezza, per tutelare la dignità delle famiglie, evitare l’arrivo in città di pazienti in evidente stato di disagio. Sollecitavamo e sollecitiamo di individuare una struttura ubicata fuori dal centro abitato (ci sono alcune soluzioni che i rappresentanti del consiglio comunale conoscono) si valutino queste proposte alternative e si decida con serenità, senza privilegiare gli interessi di parte ma quelli di una intera collettività in tutte le sue sfaccettature.
Se non avessimo perso la Pretura, l’Ospedale, la finanza, i monopoli, le poche fabbriche, pensate che l’ipotesi di trasferimento del SERT avrebbe provocato tutto questo finimondo?
Antonio Guttoriello