Apelle, di Coo (città dell’antica Grecia, dove morì sul finire del IV secolo avanti Cristo) fu un valido pittore del tempo, giudicato successivamente da Plinio il Vecchio (morto nel 79 d.C. sotto la lava della eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei) il migliore di tutti gli artisti che lo avevano preceduto e di quelli che fino ad allora gli erano succeduti. Un lusinghiero giudizio espresso da un grande scienziato e filosofo di quattro secoli dopo.
Eppure Apelle era di spirito così democratico ed umile da sottoporre le sue opere, prima di finirle, al giudizio della gente, accettandone volentieri i consigli.
Un giorno accadde che un ciabattino, avendo notato una imperfezione nella raffigurazione di un sandalo (“crepida “in latino derivato dal greco “krepis”), fece notare la cosa al nostro artista e questi subito si affrettò a correggerla.
Il giorno dopo, però, il ciabattino, tronfio per il fatto che la sua critica era stata prontamente accolta, presunse di giudicare anche il ginocchio del soggetto rappresentato: al che si narra che il pittore, notevolmente infastidito, abbia pronunciato nei suoi confronti la famosa frase, riportata oltre che dal citato Plinio il Vecchio, anche da Valerio Massimo, storico romano sempre del I secolo d.C.; “Ne ultra crepidam, sutor” che, in soldoni, voleva significare : “non vada oltre il sandalo il tuo giudizio, ciabattino”.
Nulla di offensivo in questa frase, anche in tempi in cui non erano in auge come oggi comportamenti dettati dal “politicamente corretto”: è lecito e doveroso ascoltare i consigli dettati da dimostrata competenza nei settori specifici, ma bisogna valutare sempre molto bene quelli dettati da boria o mania di protagonismo.
Una lezione di vita, quella impartita dall’artista greco, ma, ahimè, ancora disattesa da chi facilmente presume di poter giudicare con la stessa semplicità, essendo ciabattino, la forma della scarpa e il significato dell “Io Assoluto” di Hegel!
Da segnalare ancora la bellezza e la sonorità colorita della frase latina “ne ultra crepidam, sutor”, lontana mille miglia da ogni, analoga e non, espressione dell’attuale imperante inglese.
E questo lo dico soprattutto perché è accaduto che qualcuno, non avendo compreso il senso umoristico di una frase in latino da me usata, abbia, secondo lui, dato sfoggio di cultura correggendone un termine su un post di facebook: proprio come il ciabattino aveva fatto con il ginocchio!
Ma il discorso vale per tutto, e la tentazione di trinciare giudizi affrettati o di vestire panni che mal ci calzano aumenta di tanto nel delicato periodo pre-elettorale che già stiamo vivendo.
Queste tentazioni, cioè, potrebbero riguardare tanto chi si propone, per eccessiva e sia pur naturale valutazione di sé, quanto chi tale valutazione, senza averne particolare competenza o, peggio, avendo già dimostrato nei fatti di non averne alcuna, accetta ad occhi chiusi e spasmodicamente sostiene.
Pensiamoci, pensiamoci bene: è in gioco il futuro della nostra città.
Claudio Gliottone.