Erano da poco passate le 13.15. Come ogni giorno in cui la scuola è aperta,”il rito” si è ripetuto. Teatro della scena, il tratto finale di via Nicola Gigli. Per la precisione, quello in prossimità dell’istituto scolastico G. Garibaldi, che ospita le scuola dell’infanzia e la primaria. Per intenderci nei pressi del cancello d’ingresso di quelle che un tempo erano chiamate “le elementari”.
Uno dei vigili in servizio da quelle parti, sta risalendo la strada e dall’arco di porta Napoli si sta recando verso la scuola per posizionare la transenna, con apposito divieto, che appunto dovrebbe “temporaneamente” inibire la circolazione, al fine di consentire l’uscita dei ragazzi in tutta sicurezza.
Nonostante la pioggia, il vigile è sul posto, e posiziona il divieto. I genitori, arrivano alla spicciolata. Mancano pochi minuti al trillo della campanella. Quella scena, è ovvio, ci ha fatto enormemente piacere, in quanto è la dimostrazione di quanta attenzione si pone nei confronti di quelli che saranno il nostro domani.
Nel frattempo le porte si aprono ed i “leoncini” finalmente escono. E’ un allegro vociare.
Purtroppo, abbiamo modo di appurare che la mamma dei cretini, essendo sempre gravida, continua a sfornare imbecilli. Ci perdonerete per l’uso di questi termini, anche se ne avremmo dovuti usare altri. Incurante del divieto e della presenza delle forze dell’ordine, una macchina si ferma. Scende un ragazzo poco più che ventenne. Sposta la transenna, risale in macchina e riparte. Il vigile lo vede e lo ferma. Prim’ancora di fargli notare l’infrazione appena commessa gli fa notare che con la sua manovra ha messo in pericolo i bambini. Lui, seduto in auto, è infastidito. Con fare maleducato ed incivile, si rivolge al vigile che, in un primo momento, resta sgomento. In una frazione di secondo, quel tutore della legge deve decidere se fermarlo, oppure suo malgrado lasciarlo andare per recarsi a regolare il traffico. E’ un attimo. Il ragazzo ingrana la prima e contemporaneamente manda letteralmente a quel paese il vigile, che ovviamente ritorna sui suoi passi e si fa sentire.
Non conosciamo il seguito. E, a dire il vero, non ci interessa nemmeno. A cosa servirebbe ?
Vista la “buona educazione” di quel giovanotto, immaginiamo cosa avrebbero detto e/o fatto i suoi genitori, qualora quel pubblico ufficiale non gliela avesse fatta passare liscia.
Abbiamo avuto solo modo di constatare che, ormai, non c’è rispetto più di nulla e di nessuno. Cosa altro dobbiamo fare ? Richiedere la presenza dell’esercito ?
Luciano Passariello