Nel sec. 6°, sotto la dominazione bizantina si mise in atto un piano di costruzioni che doveva fornire sicurezza alle popolazioni, restaurando o ricostruendo ex novo cerchie di città e di centri abitati importanti, nonché allestendo recinti fortificati destinati a essere occupati, solo in caso di necessità, dagli abitanti dei centri minori indifesi. I Longobardi, a loro volta, ereditarono e curarono la manutenzione delle fortificazioni costruite dai predecessori nelle zone militarmente importanti, a diretto contatto con le terre rimaste nelle mani dei Bizantini o soggette alle minacce di Franchi, Avari e Slavi, contro le quali si difesero rifugiandosi in ‘luoghi munitissimi’. Ecco, partiamo da questo breve stralcio di Storia Patria per cercare di capire, ove possibile, questo inspiegabile “immobilismo” dell’evoluzione (involuzione) naturale delle cose che ha caratterizzato e caratterizza, al contrario di tutte le altre realtà, lo stato comatoso della Città di Teano. Questo “immobilismo”, questo “arroccamento” è antropologicamente dimostrato, condiziona anche il sociale, la cultura, la politica degli abitanti stessi. Checchè se ne dica. Una Città portuale, da sempre, è innegabile, che subisce inevitabilmente gli influssi di mille culture, di mille innovazioni, grazie proprio alla sua naturale apertura verso altri porti, altri lidi, altre mete, altre novità. Non potrebbe mai, pur volendo, rimanere “arroccata”, “ingessata”, “immobilizzata” e “mummificata”.
immobile nel tempo………
Premesse, se possono essere di ausilio, per stimolare una riflessione, specialmente nei più giovani, del perché di un certo andamento delle cose. Il concetto di “arroccamento”, di “autodifesa”, mano a mano, come una larva parassita, come una “larva migrans cutanea” si impossessa (inavvertitamente) del “modus pensandi” della popolazione. E così, anno dopo anno si incancrenisce al punto tale da paralizzare ogni tentativo di cambiamento. Gli abitanti, mano a mano, quindi, e senza avvedersene, diventano degli “zombi” (morti viventi) che vagano disorientati tra vicoli e piazze della propria Rocca fortificata. Facciamo qualche esempio per la nostra cara Teano. Ricordiamo bene come negli anni ’60, allorquando si paventava l’idea dell’apertura di un casello della costruenda Autostrada del Sole A/1 in tenimento di Teano, i notabili dell’epoca optarono (barattarono) per le due ancora esistenti Aree di Servizio, poiché, così erano convinti, che l’apertura del casello avrebbe provocato l’invasione di “orde barbariche” (malavita, droga, etc.) della sonnacchiosa e rassicurante Città merlata. Quegli stessi clan, i quali, ironia della sorte, forti della sonnacchiosa Teano, in seguito vi investirono ingenti capitali con pescheti e terrazzamenti, utilizzando la Rocca come porto franco, senza nessun beneficio per la Città ospite. Ricordiamo bene come negli anni’70, allorquando si paventava l’idea di un nuovo Ospedale e non Nosocomio (AGP), i notabili dell’epoca, i quali dimoravano entro le mura, storcevano il naso all’idea di perdere l’AGP di millenaria memoria o di delocalizzarlo (come le forme moderne di pronto soccorso pretendevano) fuori dalle mura e a ridosso di strade a maggiore scorrimento veloce. Solo alcuni esempi. Nel frattempo, Vairano Patenora, anch’essa Città merlata si espandeva e si apriva sulla Casilina. Calvi Risorta, già Antica Cales, si espandeva e si apriva sulla stessa strada consolare. Sparanise, la Città delle antiche corti e della Fontana Beatrice, si espandeva e si apriva sull’Appia; stessa cosa dicasi di Mondragone, Capua, S. Maria C.V., Casagiove o Curti. Per ora, ci fermiamo qui con questa breve introduzione per riaprire il discorso e le conseguenze che questo stato di cose hanno prodotto sul modus pensandi degli attori della politica locale. Politica “arroccata”, “ingessata”, “immobilizzata” e “mummificata” ed anacronistica penetrata dalla “larva migrans cutanea” .
Pasquale Di Benedetto