Finalmente, dopo ben 30 anni di attesa, è stato adottato dall’Amministrazione Comunale il sospirato e tanto atteso PUC (piano urbanistico territoriale); strumento di gestione del territorio comunale, composto da elaborati cartografici e tecnici, oltre che da normative che regolano la gestione delle attività di trasformazione urbana e territoriale del comune di pertinenza. Le attività messe in campo nell’ambito dei PUC dovranno rispondere ad uno specifico obiettivo da raggiungere in un intervallo di tempo definito, attraverso la messa in campo di risorse umane e finanziarie. Il progetto potrà riguardare sia una nuova attività sia il potenziamento di un’attività esistente. Oltre ad un obbligo, il PUC rappresenta un’occasione di inclusione e crescita per i beneficiari e per la collettività. Per tali motivi, progettarlo adeguatamente significa sposare uno sviluppo sostenibile, flessibile, nel rispetto della vocazione del proprio territorio sotto il profilo fisico, economico-sociale, storico-culturale, paesaggistico nonché giuridico.
Significa aderire, inoltre, alle esigenze della comunità, riqualificando quello che è decadente, individuando aree dotate di attrezzature e sottoservizi, preservando colori e spazi verdi, così da disincentivare lo spostamento e la migrazione da parte dei piccoli artigiani e imprenditori locali. Dopo l’adozione del PUC, nell’interesse reale della popolazione, un gruppo di professionisti operanti sul nostro territorio, prendendo visione degli elaborati strutturali e programmatici, hanno evidenziato alcune criticità, esponendo cosi all’Ente preposto, delle “osservazioni” con varie e diverse soluzioni urbanistiche. È auspicabile, quindi, che i redattori con gli Amministratori tutti, prendano seriamente in esame tali osservazioni e di indicare, anche in forma sintetica e cumulativa, le ragioni del loro eventuale non accoglimento. Nella tempesta in cui tutti viviamo esso può rappresentare un vero spiraglio di luce. Basta essere gamberi! Con il ricordo delle bellezze passate e delle origini. Guardando a ritroso si rischia di ragionare, così a ritroso. Bisogna adesso credere nel nostro territorio, sviscerare tutte le potenzialità per seminare opportunità. Vedere più lontano, per volare più lontano, per potere più lontano. Risanare un presente per garantire un futuro; il più prossimo possibile, il più proficuo possibile. Ritornare ad essere più che una città di sognatori, una città fatta di persone audaci, pericolosamente audaci, sempre nuovamente audaci. Una comunità fatta di persone che sceglie di restare perché qui è casa, perché qui si può fare ancora casa.
Ilaria Esposito